Civis oeconomicus and civis communis are the anthropological figures, moved by a continous and figurative polemos, through which in this research work we've tried to narrate the fracture between two dichotomous models of citizenship and to reconstruct modern and contemporary traformation of politica economy, of istitutions, of government techniques in neoliberal era, as well as the crisis of modern poltical citizenship and the social reaction to this crisis. What we have underlined the dramatic novelty represented by these two figures. On the first hand the one that encloses in its own definition the subission of politics to economy (civis oeconomicus) and on the second hand the one which, according to the redefinition of inclusion's criterias, decide to write new citizenships statutes. Following the steps of slow affirmation of neoliberal techniques of government, we have registered the total destruction and decostruction of the bijective act between rulers and ruled. The act which provided poltical and social rights in exanghe for political and social duties. We have also noticed how the modernity, alcove of this idea of citizenship focused on exchangeability of rights and duties, has been influenced by the liberal definition of homo oeconomicus, self-centered, selfreferential, concentrated on its own interest and on the accomulation on its personal profit even if at the expense of the community. The research work for these reasons signal the existence of a "economic border" as criteria of access to citisìzenship, since from the earliest formulations of acts social right and duties just because of the influence of liberal paradigma focused on the anthropological figure of indidividual-proprietor. The liberalism and its rethoric of promotion of controlled freedom is the background which had surrounded the writing of a big part of the modern and conteporary costitutions. So civis oeconomicus is the experimentation ground of unscrupulous governamntal techniques, prey of alle the forms of bio-power, victim of all the practices of collective sacrofices. Against this form of citizenship we have individuated an opposite one, civitas communis. Starting from the dramatic features of civitas oeconomica, decide for the escape. Commune citizenship, as is possibile to read in the last chapter of thins work, appears in urban context and subverts access criteria to social rights. It doesn't ask anything to the State, but creates alone new conditions of inclusion. Is obiviously a not economnic figure but permantent in the planetary space. Is the figure which defend with its body primary sources from the privatization, but also the figure which recover abbandoned spaces in the city and returns themselves to collective use, providers of social services and rights. Its is the result of the conflict between verticalization of decisional processes and disobedient practices.

Civis oeconomicus e civis communis, sono le due figure antropologiche, animate da un eterno polemos figurato, attraverso cui in questo lavoro di ricerca abbiamo provato a raccontare la frattura tra due modelli dicotomici di cittadinanza e a ricostruire le trasformazioni dell'economia, delle istituzioni e delle tecniche di governo in era neoliberale nonché la crisi della cittadinanza politica moderna e le possibilità di reazione, resistenza, conflitto che si affacciano sul pianeta. Quella che abbiamo sottolineato a più riprese è in effetti proprio la novità drammatica di queste due figure antropologiche. Da una parte quella che racchiude nella sua stessa definizione i risultati della progressiva subalternazione della politica all'economia e dall’altra quella che alla luce di una inedita ridefinizione dei criteri d’inclusione in chiave economico-finanziaria, decide di sottrarsi e di scrivere, simbolicamente e non solo, nuovi statuti di cittadinanza. Di fatti, ripercorrendo le fasi di lenta affermazione delle tecniche politiche neoliberali e della retorica da esse generatesi, abbiamo ricostruito le forme della distruzione del vincolo biunivoco in cui erano stretti governanti e governati. Quello per cui un contratto sociale prevedeva, in cambio del rispetto di una serie di doveri, l'ottenimento di una serie di diritti. Abbiamo certo sottolineato come la stessa modernità, alcova di questa idea di cittadinanza fondata sulla scambiabilità tra diritti e doveri, sia stata influenzata dalla definizione liberale dell'homo oeconomicus, autocentrato, autoreferenziale, concentrato sul proprio interesse e sull'accumulazione di profitto singolare, anche a scapito del benessere della collettività. Abbiamo in effetti individuato, con l’aiuto di alcuni autori e autrici del pensiero politico contemporaneo, la presenza della frontiera economica, vale a dire di un criterio d’accesso alla cittadinanza assolutamente monetizzato già dalle prime formulazioni della cittadinanza moderna, proprio perché essa era del tutto influenzata dal paradigma antropologico legato all’individuo proprietario. Il liberalismo e la sua retorica di promozione della libertà controllata del soggetto proprietario, è di fatti lo sfondo che ha circondato la scrittura di una parte consistente delle costituzioni occidentali moderne ed ovviamente contemporanee. La civitas oeconomica è dunque il terreno di sperimentazione delle tecniche governamentali più spregiudicate, la preda di tutte le forme di bio-potere, la destinataria della costruzione del bio-iritto, la vittima delle pratiche di sacrificio collettivo e al contempo la protagonista dell'utopia della salvezza. Contro di essa, senza più tenere in conto la negoziazione con le carte dei diritti degli stati, si costituisce una cittadinanza di segno assolutamente opposto, la civitas communis. Essa, partendo dalle condizioni drammatiche che abbiamo elencato, sceglie delle linee di fuga differenziali, certamente condizionate dallo spazio materiale su sperimenta la propria inedita forma di legame sociale. La cittadinanza comune, come si legge nell’ultimo capitolo, appare sempre più spesso nei contesti urbani e si organizza, sempre collettivamente, per ritessere le fila dell’accesso ai diritti. Non chiedendo allo Stato, ma costruendo da sé nuove condizioni di accesso, di uso e di valorizzazione non monetaria. È evidentemente una figura non egemonica ma costante sullo spazio planetario. È la figura che difende innanzitutto con il proprio corpo le risorse primarie dalla privatizzazione e dunque dalla monetizzaizone dell’accesso, ma è anche la figura che ri-abita interi pezzi di città votati all’abbandono e ne fa erogatori di diritti e servizi che non hanno bisogno della ratifica del pubblico. Essa è tuttavia anche la condizione di cittadinanza che è la risultante del conflitto tra verticalizzazione dei processi decisionali e pratiche di disobbedienza delle istituzioni di prossimità. È la figura che prova a raccontare le resistenze collettive alla solitudine e all’atomizzazione neoliberale, la rivendicazione di qualunque diritto sottratto dalla mercatizzazione, la cittadinanza che ricostruisce il rapporto con il territorio e gli restituisce voce e dimensione. Non si muove in uno spazio vacuo come il cittadino economico. La civitas communis è di fatti una pratica di cittadinanza iperattiva, legata radicalmente alla prassi e all’azione politica. Il suo campo d’azione è pieno di corpi e di vita.

De Majo, E.Cici communis e civis oeconomics La città neoliberale come esempio conflittuale.

Cici communis e civis oeconomics La città neoliberale come esempio conflittuale

De Majo, Eleonora

Abstract

Civis oeconomicus and civis communis are the anthropological figures, moved by a continous and figurative polemos, through which in this research work we've tried to narrate the fracture between two dichotomous models of citizenship and to reconstruct modern and contemporary traformation of politica economy, of istitutions, of government techniques in neoliberal era, as well as the crisis of modern poltical citizenship and the social reaction to this crisis. What we have underlined the dramatic novelty represented by these two figures. On the first hand the one that encloses in its own definition the subission of politics to economy (civis oeconomicus) and on the second hand the one which, according to the redefinition of inclusion's criterias, decide to write new citizenships statutes. Following the steps of slow affirmation of neoliberal techniques of government, we have registered the total destruction and decostruction of the bijective act between rulers and ruled. The act which provided poltical and social rights in exanghe for political and social duties. We have also noticed how the modernity, alcove of this idea of citizenship focused on exchangeability of rights and duties, has been influenced by the liberal definition of homo oeconomicus, self-centered, selfreferential, concentrated on its own interest and on the accomulation on its personal profit even if at the expense of the community. The research work for these reasons signal the existence of a "economic border" as criteria of access to citisìzenship, since from the earliest formulations of acts social right and duties just because of the influence of liberal paradigma focused on the anthropological figure of indidividual-proprietor. The liberalism and its rethoric of promotion of controlled freedom is the background which had surrounded the writing of a big part of the modern and conteporary costitutions. So civis oeconomicus is the experimentation ground of unscrupulous governamntal techniques, prey of alle the forms of bio-power, victim of all the practices of collective sacrofices. Against this form of citizenship we have individuated an opposite one, civitas communis. Starting from the dramatic features of civitas oeconomica, decide for the escape. Commune citizenship, as is possibile to read in the last chapter of thins work, appears in urban context and subverts access criteria to social rights. It doesn't ask anything to the State, but creates alone new conditions of inclusion. Is obiviously a not economnic figure but permantent in the planetary space. Is the figure which defend with its body primary sources from the privatization, but also the figure which recover abbandoned spaces in the city and returns themselves to collective use, providers of social services and rights. Its is the result of the conflict between verticalization of decisional processes and disobedient practices.
Civis oeconomicus e civis communis, sono le due figure antropologiche, animate da un eterno polemos figurato, attraverso cui in questo lavoro di ricerca abbiamo provato a raccontare la frattura tra due modelli dicotomici di cittadinanza e a ricostruire le trasformazioni dell'economia, delle istituzioni e delle tecniche di governo in era neoliberale nonché la crisi della cittadinanza politica moderna e le possibilità di reazione, resistenza, conflitto che si affacciano sul pianeta. Quella che abbiamo sottolineato a più riprese è in effetti proprio la novità drammatica di queste due figure antropologiche. Da una parte quella che racchiude nella sua stessa definizione i risultati della progressiva subalternazione della politica all'economia e dall’altra quella che alla luce di una inedita ridefinizione dei criteri d’inclusione in chiave economico-finanziaria, decide di sottrarsi e di scrivere, simbolicamente e non solo, nuovi statuti di cittadinanza. Di fatti, ripercorrendo le fasi di lenta affermazione delle tecniche politiche neoliberali e della retorica da esse generatesi, abbiamo ricostruito le forme della distruzione del vincolo biunivoco in cui erano stretti governanti e governati. Quello per cui un contratto sociale prevedeva, in cambio del rispetto di una serie di doveri, l'ottenimento di una serie di diritti. Abbiamo certo sottolineato come la stessa modernità, alcova di questa idea di cittadinanza fondata sulla scambiabilità tra diritti e doveri, sia stata influenzata dalla definizione liberale dell'homo oeconomicus, autocentrato, autoreferenziale, concentrato sul proprio interesse e sull'accumulazione di profitto singolare, anche a scapito del benessere della collettività. Abbiamo in effetti individuato, con l’aiuto di alcuni autori e autrici del pensiero politico contemporaneo, la presenza della frontiera economica, vale a dire di un criterio d’accesso alla cittadinanza assolutamente monetizzato già dalle prime formulazioni della cittadinanza moderna, proprio perché essa era del tutto influenzata dal paradigma antropologico legato all’individuo proprietario. Il liberalismo e la sua retorica di promozione della libertà controllata del soggetto proprietario, è di fatti lo sfondo che ha circondato la scrittura di una parte consistente delle costituzioni occidentali moderne ed ovviamente contemporanee. La civitas oeconomica è dunque il terreno di sperimentazione delle tecniche governamentali più spregiudicate, la preda di tutte le forme di bio-potere, la destinataria della costruzione del bio-iritto, la vittima delle pratiche di sacrificio collettivo e al contempo la protagonista dell'utopia della salvezza. Contro di essa, senza più tenere in conto la negoziazione con le carte dei diritti degli stati, si costituisce una cittadinanza di segno assolutamente opposto, la civitas communis. Essa, partendo dalle condizioni drammatiche che abbiamo elencato, sceglie delle linee di fuga differenziali, certamente condizionate dallo spazio materiale su sperimenta la propria inedita forma di legame sociale. La cittadinanza comune, come si legge nell’ultimo capitolo, appare sempre più spesso nei contesti urbani e si organizza, sempre collettivamente, per ritessere le fila dell’accesso ai diritti. Non chiedendo allo Stato, ma costruendo da sé nuove condizioni di accesso, di uso e di valorizzazione non monetaria. È evidentemente una figura non egemonica ma costante sullo spazio planetario. È la figura che difende innanzitutto con il proprio corpo le risorse primarie dalla privatizzazione e dunque dalla monetizzaizone dell’accesso, ma è anche la figura che ri-abita interi pezzi di città votati all’abbandono e ne fa erogatori di diritti e servizi che non hanno bisogno della ratifica del pubblico. Essa è tuttavia anche la condizione di cittadinanza che è la risultante del conflitto tra verticalizzazione dei processi decisionali e pratiche di disobbedienza delle istituzioni di prossimità. È la figura che prova a raccontare le resistenze collettive alla solitudine e all’atomizzazione neoliberale, la rivendicazione di qualunque diritto sottratto dalla mercatizzazione, la cittadinanza che ricostruisce il rapporto con il territorio e gli restituisce voce e dimensione. Non si muove in uno spazio vacuo come il cittadino economico. La civitas communis è di fatti una pratica di cittadinanza iperattiva, legata radicalmente alla prassi e all’azione politica. Il suo campo d’azione è pieno di corpi e di vita.
CITTADINANZA ECONOMIA POLITICA HOMO OECONOMICUS BENI COMUNI DEBITO NEOLIBERISMO
De Majo, E.Cici communis e civis oeconomics La città neoliberale come esempio conflittuale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/243018
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