The personalistic Christian conception allows a correct anthropological and ethical vision that bases the reflections of human sciences (sociology, psychology, pedagogy, communication sciences) that want to analyze the situations of the terminal cancer patient, his / her family members and those engaged in clinical, social, and voluntary care. According to this conception, the "person" is an inseparable unit of body, psyche and spirit, male and female, destined to a transcendental and ultraterranal dimension of being. A person with cancer, in this vision, can not be reduced to mere psychophysical agglomeration, an individual or a human being who has lost something essential because of a serious illness. The human person is more than his illness, his wealth of being far beyond his possible state of infirmity. It is never reducible to its illness: this is the main reason why the patient should be treated as a person until the time of death. On the basis of such beliefs, a rather delicate and demanding task is required of professional workers and volunteers who want to truly assist terminal cancer patients until death and their relatives also in post-mortem treatment, favoring proper grieving process. This, for them, can not be accomplished without constant humanistic training aimed at the acquisition of precise moral, affective and relational skills, and without a continuous comparison aimed at overcoming personal limits.

La concezione personalistica cristiana permette una corretta visione antropologi- ca ed etica che fonda le riflessioni delle scienze umane (sociologia, psicologia, pedagogia, scienze della comunicazione) che vogliono analizzare le situazioni in cui versano il paziente oncologico terminale, i suoi familiari e coloro che si occupano dell’attività di assistenza clinico-sanitaria, sociale e volontaria. Se- condo tale concezione, la “persona” è un’unità inscindibile di corpo, psiche e spirito, di sesso maschile e femminile, destinata a una dimensione trascendente e ultraterrena dell’essere. La persona ammalata di cancro, in questa visione, non può essere ridotta a mero agglomerato psicofisico, a un individuo o a un essere umano che ha perso qualcosa di essenziale di sé a causa di una grave malattia. La persona umana è più della sua malattia, la sua ricchezza d’essere eccede di gran lunga il suo possibile stato di infermità. Essa non è mai riducibile alla sua malat- tia: questo è il motivo principale per cui il paziente va trattato come persona fino al momento della morte. Sulla scorta di tali convinzioni, si profila un compito alquanto delicato ed esigente per gli operatori professionali e per i volontari che vogliono assistere autenticamente i pazienti oncologici terminali fino al decesso, e i loro parenti anche nel post-mortem favorendo un’adeguata elaborazione del lutto. Ciò, per loro, non può realizzarsi senza una costante formazione umanistica finaliz- zata all’acquisizione di precise competenze morali, affettive e relazionali, e senza un continuo confronto orientato al superamento dei limiti personali.

DI VITA, A. (2011). Kairós. Un tempo nel mezzo. Percorso multidisciplinare di analisi dell’esperienza di assistenza ai pazienti oncologici terminali.

Kairós. Un tempo nel mezzo. Percorso multidisciplinare di analisi dell’esperienza di assistenza ai pazienti oncologici terminali

DI VITA, Alessandro
Investigation
2011-01-01

Abstract

The personalistic Christian conception allows a correct anthropological and ethical vision that bases the reflections of human sciences (sociology, psychology, pedagogy, communication sciences) that want to analyze the situations of the terminal cancer patient, his / her family members and those engaged in clinical, social, and voluntary care. According to this conception, the "person" is an inseparable unit of body, psyche and spirit, male and female, destined to a transcendental and ultraterranal dimension of being. A person with cancer, in this vision, can not be reduced to mere psychophysical agglomeration, an individual or a human being who has lost something essential because of a serious illness. The human person is more than his illness, his wealth of being far beyond his possible state of infirmity. It is never reducible to its illness: this is the main reason why the patient should be treated as a person until the time of death. On the basis of such beliefs, a rather delicate and demanding task is required of professional workers and volunteers who want to truly assist terminal cancer patients until death and their relatives also in post-mortem treatment, favoring proper grieving process. This, for them, can not be accomplished without constant humanistic training aimed at the acquisition of precise moral, affective and relational skills, and without a continuous comparison aimed at overcoming personal limits.
2011
La concezione personalistica cristiana permette una corretta visione antropologi- ca ed etica che fonda le riflessioni delle scienze umane (sociologia, psicologia, pedagogia, scienze della comunicazione) che vogliono analizzare le situazioni in cui versano il paziente oncologico terminale, i suoi familiari e coloro che si occupano dell’attività di assistenza clinico-sanitaria, sociale e volontaria. Se- condo tale concezione, la “persona” è un’unità inscindibile di corpo, psiche e spirito, di sesso maschile e femminile, destinata a una dimensione trascendente e ultraterrena dell’essere. La persona ammalata di cancro, in questa visione, non può essere ridotta a mero agglomerato psicofisico, a un individuo o a un essere umano che ha perso qualcosa di essenziale di sé a causa di una grave malattia. La persona umana è più della sua malattia, la sua ricchezza d’essere eccede di gran lunga il suo possibile stato di infermità. Essa non è mai riducibile alla sua malat- tia: questo è il motivo principale per cui il paziente va trattato come persona fino al momento della morte. Sulla scorta di tali convinzioni, si profila un compito alquanto delicato ed esigente per gli operatori professionali e per i volontari che vogliono assistere autenticamente i pazienti oncologici terminali fino al decesso, e i loro parenti anche nel post-mortem favorendo un’adeguata elaborazione del lutto. Ciò, per loro, non può realizzarsi senza una costante formazione umanistica finaliz- zata all’acquisizione di precise competenze morali, affettive e relazionali, e senza un continuo confronto orientato al superamento dei limiti personali.
oncologic patients, ethical reflection, multidisciplinary empirical-descriptive research
pazienti oncologici, riflessione etica, ricerca empirico-descrittiva multidisciplinare
9788861787711
DI VITA, A. (2011). Kairós. Un tempo nel mezzo. Percorso multidisciplinare di analisi dell’esperienza di assistenza ai pazienti oncologici terminali.
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