Le parole del tempo perduto sono quelle che oggi si sentono sempre meno. Quelle che le generazioni di quarantenni e di cinquantenni, nel corso della loro infanzia, hanno avuto, qualche volta, l’occasione di sentirle pronunciare dai più anziani. Sono parole solo siciliane o solo meridionali (parole, cioè, che non esistono nell’italiano o che vi sono giunte dal dialetto). Parole in grado di “raccontare”, in un quadro affascinante e straordinario, la “specificità” della millenaria storia culturale della più grande isola del Mediterraneo. Di esse si racconta la storia e “se ne parla” giocando e ironizzando, per quanto possibile, con i loro significati e con “i modi di dire” nei quali vivono, così come sono documentati nel Vocabolario Siciliano di Piccitto-Tropea-Trovato; se ne riporta l’etimo sulla base delle proposte di Alberto Varvaro, uno dei più grandi linguisti del Novecento; se ne citano, a campione, gli esempi rinvenibili nelle opere degli autori siciliani. Così, esse sono non soltanto le parole del tempo perduto, ma anche quelle degli autori plurilingui che scrivono alternando e mescolando siciliano e italiano dando alle parole dialettali (implicitamente e indirettamente, ma, certo, provvidenzialmente) una nuova "accianza" di sopravvivenza. Ma le parole del tempo perduto, proprio perché di quel tempo, non potevano essere qui inventariate in un asciutto e neutrale ordine alfabetico. Sono le parole di una volta, le parole della memoria, del ricordo, dell’infanzia e degli affetti e, allora, spesso affiorano casualmente e quasi sempre per libere associazioni. Per questo, sfogliando le pagine del libro, le parole si troveranno presentate a coppia: una parola a sinistra e una a destra. Per esse, se lette in orizzontale, sarà sempre possibile trovare una qualche associazione. Al lettore il compito di scoprirla o di crearne liberamente di nuove.
Sottile, R. (2016). Le parole del tempo perduto. Ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo e molti altri. Palermo : Navarra Editore.
Le parole del tempo perduto. Ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo e molti altri
SOTTILE, Roberto
2016-01-01
Abstract
Le parole del tempo perduto sono quelle che oggi si sentono sempre meno. Quelle che le generazioni di quarantenni e di cinquantenni, nel corso della loro infanzia, hanno avuto, qualche volta, l’occasione di sentirle pronunciare dai più anziani. Sono parole solo siciliane o solo meridionali (parole, cioè, che non esistono nell’italiano o che vi sono giunte dal dialetto). Parole in grado di “raccontare”, in un quadro affascinante e straordinario, la “specificità” della millenaria storia culturale della più grande isola del Mediterraneo. Di esse si racconta la storia e “se ne parla” giocando e ironizzando, per quanto possibile, con i loro significati e con “i modi di dire” nei quali vivono, così come sono documentati nel Vocabolario Siciliano di Piccitto-Tropea-Trovato; se ne riporta l’etimo sulla base delle proposte di Alberto Varvaro, uno dei più grandi linguisti del Novecento; se ne citano, a campione, gli esempi rinvenibili nelle opere degli autori siciliani. Così, esse sono non soltanto le parole del tempo perduto, ma anche quelle degli autori plurilingui che scrivono alternando e mescolando siciliano e italiano dando alle parole dialettali (implicitamente e indirettamente, ma, certo, provvidenzialmente) una nuova "accianza" di sopravvivenza. Ma le parole del tempo perduto, proprio perché di quel tempo, non potevano essere qui inventariate in un asciutto e neutrale ordine alfabetico. Sono le parole di una volta, le parole della memoria, del ricordo, dell’infanzia e degli affetti e, allora, spesso affiorano casualmente e quasi sempre per libere associazioni. Per questo, sfogliando le pagine del libro, le parole si troveranno presentate a coppia: una parola a sinistra e una a destra. Per esse, se lette in orizzontale, sarà sempre possibile trovare una qualche associazione. Al lettore il compito di scoprirla o di crearne liberamente di nuove.File | Dimensione | Formato | |
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