Il “rispetto” appartiene, senza ombra di dubbio, al sistema degli atteggiamenti che consideriamo necessari alla convivenza pacifica, e d’altro canto la sua mancanza è percepita come una violazione che mette a rischio la pienezza della condizione umana; esso quindi costituisce una tema sensibile del tempo in cui viviamo. Questo libro prova a tracciare una mappa linguistica delle rappresentazioni culturali del rispetto in Roma antica, entro la quale inquadrare lo studio del "de officiis" di Cicerone e del "de beneficiis" di Seneca, per scoprire come, e in quale misura, nella tarda repubblica e in età neroniana due intellettuali che erano anche uomini pubblici, esposti in politica e sensibili alla riflessione sul potere, siano arrivati a ripensare lo scambio di prestazioni obbligatorie e volontarie di cui si nutriva la vita sociale e comunitaria in Roma antica introducendo in esse, come deterrente alle frizioni sempre più dolorose e conflittuali tra cittadini prima, e tra sudditi poi, dinamiche di rispetto interpersonale. Mentre prova a riportare alla luce quanto di significativo la cultura romana ha saputo produrre per esprimere il riconoscimento dell’integrità altrui nello spazio di valutazione e di azione di ogni uomo, in un’epoca che era ben lungi dall'approdare a una riflessione sull'eguaglianza dei diritti, l’autrice arriva, in conclusione, a formulare, in tutta la sua difficoltà, la domanda “Qual è il senso di quelle operazioni per noi, qui e ora?”, nel duplice intento di restituire, per quanto possibile, chiarezza alle voci dei testi antichi studiati, e insieme chiamare in causa le idee e le immagini del rispetto che abitualmente utilizziamo.

Marchese, R. (2016). Uno sguardo che vede. L'idea di rispetto in Cicerone e in Seneca. Palermo : Palumbo.

Uno sguardo che vede. L'idea di rispetto in Cicerone e in Seneca

MARCHESE, Rosa
2016-01-01

Abstract

Il “rispetto” appartiene, senza ombra di dubbio, al sistema degli atteggiamenti che consideriamo necessari alla convivenza pacifica, e d’altro canto la sua mancanza è percepita come una violazione che mette a rischio la pienezza della condizione umana; esso quindi costituisce una tema sensibile del tempo in cui viviamo. Questo libro prova a tracciare una mappa linguistica delle rappresentazioni culturali del rispetto in Roma antica, entro la quale inquadrare lo studio del "de officiis" di Cicerone e del "de beneficiis" di Seneca, per scoprire come, e in quale misura, nella tarda repubblica e in età neroniana due intellettuali che erano anche uomini pubblici, esposti in politica e sensibili alla riflessione sul potere, siano arrivati a ripensare lo scambio di prestazioni obbligatorie e volontarie di cui si nutriva la vita sociale e comunitaria in Roma antica introducendo in esse, come deterrente alle frizioni sempre più dolorose e conflittuali tra cittadini prima, e tra sudditi poi, dinamiche di rispetto interpersonale. Mentre prova a riportare alla luce quanto di significativo la cultura romana ha saputo produrre per esprimere il riconoscimento dell’integrità altrui nello spazio di valutazione e di azione di ogni uomo, in un’epoca che era ben lungi dall'approdare a una riflessione sull'eguaglianza dei diritti, l’autrice arriva, in conclusione, a formulare, in tutta la sua difficoltà, la domanda “Qual è il senso di quelle operazioni per noi, qui e ora?”, nel duplice intento di restituire, per quanto possibile, chiarezza alle voci dei testi antichi studiati, e insieme chiamare in causa le idee e le immagini del rispetto che abitualmente utilizziamo.
2016
Settore L-FIL-LET/04 - Lingua E Letteratura Latina
978-88-6889-335-4
Marchese, R. (2016). Uno sguardo che vede. L'idea di rispetto in Cicerone e in Seneca. Palermo : Palumbo.
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