La responsabilità da reato degli enti è stata introdotta nell'ordinamento giuridico italiano dal decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, a seguito della conclusione di accordi internazionali tesi a prevenire la diffusione di fenomeni corruttivi. Si è segnato, in tal modo, il definitivo abbandono di una prospettiva antropocentrica della responsabilità penale e colpevole, a favore di una nuova colpevolezza organizzativa, peculiarmente disegnata per essere riferita a soggetti collettivi. L’attività di ricerca condotta durante il triennio ha mirato ad evidenziare come il d.lgs. 231 del 2001, lungi dal tradursi in una mera declaratoria dell’ulteriore disvalore che si attribuisce alla commissione di taluni illeciti penali, rappresenta sicuramente un importante passo avanti nel quadro della repressione e della prevenzione penale, soprattutto con riferimento alle fattispecie espressione della criminalità organizzata di stampo mafioso – introdotte tra i reati presupposto dal c.d. Pacchetto sicurezza del 2009 – in qualunque forma e da chiunque siano commesse, che si tratti di persone fisiche o di persone giuridiche. Al fine di esaminare il concreto rilievo quale strategia di contrasto assunto dalla disciplina in materia di responsabilità da reato degli enti, è stata di supporto alla nostra ricerca un’analisi della letteratura esistente concernente il profilo dell’incidenza sulla realtà economica dell’attività di associazioni criminali, in una prospettiva che accoglie una lettura socio-criminologica del fenomeno, non trascurando il prezioso sussidio dell’analisi economica del diritto penale.Si è avuto, infatti, modo di notare come la disciplina della responsabilità da reato degli enti in riferimento al reato di associazione mafiosa esplichi potenzialmente almeno una duplice funzione. Da un lato, essa in chiave repressiva, fornisce nuovi strumenti che possano favorire il recupero dei patrimoni connessi all'esercizio di attività illecite, prevedendo la confiscabilità degli stessi all'interno del suo apparato sanzionatorio ed altresì in via cautelare. D’altro canto – ed è forse questo il profilo di maggiore innovazione e interesse – prevedendo un esonero di responsabilità per gli enti che si dotano ed implementano efficacemente un modello di organizzazione adeguato alla struttura aziendale e teso alla prevenzione dei reati previsti dall'art. 24ter del decreto, di fatto si promuove una nuova strategia che potremmo definire di “prevenzione partecipata” – tra Stato e enti privati – delle infiltrazioni criminali nell'economia.
Carollo, S.Problemi e prospettive della responsabilità da reato degli enti con specifico riguardo ai reati di criminalità organizzata, tra teoria e prassi..
Problemi e prospettive della responsabilità da reato degli enti con specifico riguardo ai reati di criminalità organizzata, tra teoria e prassi.
CAROLLO, Sara
Abstract
La responsabilità da reato degli enti è stata introdotta nell'ordinamento giuridico italiano dal decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, a seguito della conclusione di accordi internazionali tesi a prevenire la diffusione di fenomeni corruttivi. Si è segnato, in tal modo, il definitivo abbandono di una prospettiva antropocentrica della responsabilità penale e colpevole, a favore di una nuova colpevolezza organizzativa, peculiarmente disegnata per essere riferita a soggetti collettivi. L’attività di ricerca condotta durante il triennio ha mirato ad evidenziare come il d.lgs. 231 del 2001, lungi dal tradursi in una mera declaratoria dell’ulteriore disvalore che si attribuisce alla commissione di taluni illeciti penali, rappresenta sicuramente un importante passo avanti nel quadro della repressione e della prevenzione penale, soprattutto con riferimento alle fattispecie espressione della criminalità organizzata di stampo mafioso – introdotte tra i reati presupposto dal c.d. Pacchetto sicurezza del 2009 – in qualunque forma e da chiunque siano commesse, che si tratti di persone fisiche o di persone giuridiche. Al fine di esaminare il concreto rilievo quale strategia di contrasto assunto dalla disciplina in materia di responsabilità da reato degli enti, è stata di supporto alla nostra ricerca un’analisi della letteratura esistente concernente il profilo dell’incidenza sulla realtà economica dell’attività di associazioni criminali, in una prospettiva che accoglie una lettura socio-criminologica del fenomeno, non trascurando il prezioso sussidio dell’analisi economica del diritto penale.Si è avuto, infatti, modo di notare come la disciplina della responsabilità da reato degli enti in riferimento al reato di associazione mafiosa esplichi potenzialmente almeno una duplice funzione. Da un lato, essa in chiave repressiva, fornisce nuovi strumenti che possano favorire il recupero dei patrimoni connessi all'esercizio di attività illecite, prevedendo la confiscabilità degli stessi all'interno del suo apparato sanzionatorio ed altresì in via cautelare. D’altro canto – ed è forse questo il profilo di maggiore innovazione e interesse – prevedendo un esonero di responsabilità per gli enti che si dotano ed implementano efficacemente un modello di organizzazione adeguato alla struttura aziendale e teso alla prevenzione dei reati previsti dall'art. 24ter del decreto, di fatto si promuove una nuova strategia che potremmo definire di “prevenzione partecipata” – tra Stato e enti privati – delle infiltrazioni criminali nell'economia.File | Dimensione | Formato | |
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