The central argument of this work is the nature of the human mind in relation to the question of the intricate relationship between thought and self-consciousness. The crucial conjecture consists, first of all, in arguing that certain properties of human thinking, such as flexibility and fluency, represent the salient features and specifications of human cognition; and secondly, in asserting that the establishment of such features is closely connected the phenomenon of self-consciousness. The focus of the analysis, therefore, revolves around three major themes: What is meant by flexibility and fluency of the mind? What is self-awareness? Or rather, what kind of self-consciousness is considered intimately interconnected to such properties of thought? Finally, how should we define this relationship? Reflecting on these questions I refer to different areas and philosophical theories: the theory of cognitive levels of Douglas Hofstadter and his extravagant explanatory metaphors, specifically, his famous notion of Strange Loop critically and unorthodoxly revisited and rethought; the theory of consciousness considered by some cues from the considerations of the neurobiologist Gerald Edelman; the pragmatist notion of "pure experience" of the psychologist William James; and, finally, phenomenology, considering aspects from the philosophy of Husserl, Sartre, Simondon and, above all, the contemporary philosopher Shaun Gallagher. My argument is based on three fundamental points: 1. The thought and self-consciousness do not pertain to the ontology of things-substances but to the one of processes. Based on this fact (better considered in Chapter II and III) Chapter I investigates the inconsistency of some traditional difficulties that have plagued the debate on the relationship between thought and self-consciousness (the problem of subjectivity, objectivity, reductionism, epiphenomenalism, eliminativism etc.) generating philosophically counterproductive and stale dualisms. 2. Human thought is a multilayered activity. There are several levels of description, explanation, and finally cognition of reality. Among these levels it is established a non-hierarchical, "tangled", fluid and continuous relation well represented by the image of a circular loop. The thought that “slip comfortably”, in a cognitive resonance, between one level and another, is characterized as fluid and flexible because it intrinsically and constantly involves a form of self-reference and self-awareness. A strong supporter of this idea is notoriously Douglas Hofstadter. The analysis of his theory of cognitive levels, of his notions of fluid and flexible thought, and of Strange Loop, whose paradigmatic examples to Hofstadter are Gödel’s proof, Escher's lithographs and Bach’s fugues, are thought through and problematized especially in chapter II and III. It is precisely during these Chapters that some inconsistencies and ambiguities in Hofstadter’s theory of cognitive loop are considered. The conjecture is that these difficulties are due to the idea of self-awareness to which Hofstadter primarily refers to: an intellectual, representational, so-called "high-level" self-consciousness. In the final Chapters, thanks to the in-depth analysis of Edelman’s theories of grades and levels of consciousness, the notion of "epi-sensation" inspired by Aristotle, the theory of the grades and levels of self-consciousness typical of phenomenology (Chapter IV), and specifically the difference between reflective self-consciousness and prereflective self-consciousness (and their different notions of agency and perception of time), it is possible to rethink Hofstadter’s cognitive loop theory (precisely his psychological interpretation of Gödel's proof) and to propose an alternative variation of it. A variation that, on one hand, does not incur in the problems and ambiguities highlighted in Chapter V, on the other hand, can emphasize Strange Loop’s important, although usually undervalued, aspects. The Epilogue, referring to the holistic aspect of the theory of cognitive levels highlighted in the last Chapters, focuses on what kind of philosophical attitude is enough appropriate and convenient in investigations on human thought and mind. A further review of the paradigm of Strange Loop is once again an essential aspect of the reflection that can shed a different light on the issues on human thought and on self-awareness.

L’argomento centrale della tesi è la natura della mente umana in relazione alla questione dell’intricato rapporto fra pensiero e autocoscienza. La congettura fondamentale consiste, in primo luogo, nel sostenere che particolari proprietà del pensiero umano, la flessibilità e la fluidità, rappresentino le caratteristiche salienti e specifiche della cognizione umana e, in secondo luogo, nel rilevare che il costituirsi di queste ultime sia strettamente connesso al fenomeno di autocoscienza. Il fuoco dell’analisi ruota attorno a tre importanti nuclei tematici: cosa si intende per flessibilità e fluidità della mente? Cosa si intende per autocoscienza – o meglio – quale tipo di autocoscienza esattamente è da ritenersi intimamente interconnessa a tali proprietà del pensiero? E, infine, in che termini e in che misura pensare questa relazione? Nel riflettere su tali domande si fa rifermento a diverse aree e teorie filosofiche: la teoria dei livelli cognitivi di Douglas Hofstadter e le sue stravaganti metafore esplicative, in particolare, la sua celebre nozione di “Strano Anello”, rivisitata e ripensata criticamente e in modo forse non ortodosso; la teoria della coscienza e dell’autocoscienza considerata secondo alcuni spunti tratti dalle riflessioni del neurobiologo Gerald Edelman; la nozione pragmatista di “esperienza pura” dello psicologo William James; infine, la fenomenologia, attingendo e spaziando fra aspetti della filosofia di Husserl, Sartre, Simondon e, soprattutto, del filosofo contemporaneo Shaun Gallagher. L’argomentazione poggia su tre punti fondamentali: 1. Il pensiero e l’autocoscienza non possiedono l’ontologia delle cose-sostanze ma dei processi. Sulla base di ciò (aspetto meglio approfondito e motivato soprattutto nei Capitoli II e III) viene affermata nel Capitolo I l’inconsistenza di alcune tradizionali difficoltà che hanno afflitto il dibattito sul rapporto pensiero-autocoscienza (il problema della soggettività, dell’oggettività, riduzionismo, epifenomenismo, eliminativismo etc.) e che generano dualismi filosoficamente controproducenti e stantii. 2. Il pensare umano si caratterizza come un’attività pluristratificata. Esistono diversi livelli di descrizione, spiegazione e, infine, cognizione della realtà. Fra questi livelli si instaura un rapporto non gerarchico, “aggrovigliato”, fluido e continuo, ben rappresentato dall'immagine circolare di un anello. Il pensiero che “scivola senza difficoltà”, in una risonanza cognitiva, fra un livello e un altro, si rivela fluido e flessibile poiché coinvolge intrinsecamente e costantemente una forma di autoreferenza e autoconsapevolezza. Un grande sostenitore di quest’idea è notoriamente Douglas Hofstadter. L’esame della sua teoria dei livelli cognitivi, delle nozioni di pensiero fluido e flessibile, di Strano Anello (i cui esempi più paradigmatici per Hofstadter sono la dimostrazione d’incompletezza di Gödel, le litografie di Escher e le fughe di Bach) viene affrontato soprattutto nel Capitolo II e III. Nel corso di questi Capitoli vengono poste in evidenza alcune incongruenze e ambiguità teoriche presenti nella teoria degli anelli cognitivi di Hofstadter che verranno successivamente riprese e riconsiderate nel Capitolo V. 3. L’ipotesi che viene avanzata consiste nell'affermare che la radice di tali difficoltà è da attribuirsi al tipo di accezione di autocoscienza a cui Hofstadter primariamente si riferisce: un’autocoscienza prevalentemente e quasi (per fortuna solo quasi!) esclusivamente intellettualistica, rappresentazionale, cosiddetta “di alto livello”. Nei Capitoli finali, così, grazie all'approfondimento delle teorie dei gradi e dei livelli della coscienza di Edelman, della nozione di “epi-sentire” di ispirazione aristotelica e della teoria dei gradi e livelli di autocoscienza tipica della fenomenologia, in particolare la differenza fra autocoscienza riflessiva e preriflessiva (e le relative diverse nozioni di agenzia e percezione del tempo) (Capitolo IV), si è in grado di ripensare la teorie degli anelli cognitivi di Hofstadter (in particolare l’interpretazione psicologica della dimostrazione dei teoremi di Gödel) e di riproporla in una versione alternativa. Tale versione alternativa, da una parte, non incorre nei problemi e nelle ambiguità evidenziate nel corso della trattazione e, dall'altra, riesce a dare maggior risalto agli aspetti solitamente trascurati e poco valorizzati della nozione di Strano Anello (Capitolo V). Nell'epilogo, facendo riferimento al tratto profondamente olistico della teoria dei livelli cognitivi evidenziato nel corso degli ultimi capitoli, si riflette in linea più generale sul tipo di atteggiamento filosofico più proficuo da adottare nelle indagini sul pensiero umano e sulla mente. Un’ulteriore rivisitazione del paradigma dello Strano Anello costituisce ancora una volta un aspetto essenziale della riflessione, in grado di gettare una luce diversa sulle questioni sul pensiero umano e sull'autocoscienza.

Agnello, S.Pensiero e autocoscienza. Lo strano anello della cognizione umana..

Pensiero e autocoscienza. Lo strano anello della cognizione umana.

AGNELLO, Simona

Abstract

The central argument of this work is the nature of the human mind in relation to the question of the intricate relationship between thought and self-consciousness. The crucial conjecture consists, first of all, in arguing that certain properties of human thinking, such as flexibility and fluency, represent the salient features and specifications of human cognition; and secondly, in asserting that the establishment of such features is closely connected the phenomenon of self-consciousness. The focus of the analysis, therefore, revolves around three major themes: What is meant by flexibility and fluency of the mind? What is self-awareness? Or rather, what kind of self-consciousness is considered intimately interconnected to such properties of thought? Finally, how should we define this relationship? Reflecting on these questions I refer to different areas and philosophical theories: the theory of cognitive levels of Douglas Hofstadter and his extravagant explanatory metaphors, specifically, his famous notion of Strange Loop critically and unorthodoxly revisited and rethought; the theory of consciousness considered by some cues from the considerations of the neurobiologist Gerald Edelman; the pragmatist notion of "pure experience" of the psychologist William James; and, finally, phenomenology, considering aspects from the philosophy of Husserl, Sartre, Simondon and, above all, the contemporary philosopher Shaun Gallagher. My argument is based on three fundamental points: 1. The thought and self-consciousness do not pertain to the ontology of things-substances but to the one of processes. Based on this fact (better considered in Chapter II and III) Chapter I investigates the inconsistency of some traditional difficulties that have plagued the debate on the relationship between thought and self-consciousness (the problem of subjectivity, objectivity, reductionism, epiphenomenalism, eliminativism etc.) generating philosophically counterproductive and stale dualisms. 2. Human thought is a multilayered activity. There are several levels of description, explanation, and finally cognition of reality. Among these levels it is established a non-hierarchical, "tangled", fluid and continuous relation well represented by the image of a circular loop. The thought that “slip comfortably”, in a cognitive resonance, between one level and another, is characterized as fluid and flexible because it intrinsically and constantly involves a form of self-reference and self-awareness. A strong supporter of this idea is notoriously Douglas Hofstadter. The analysis of his theory of cognitive levels, of his notions of fluid and flexible thought, and of Strange Loop, whose paradigmatic examples to Hofstadter are Gödel’s proof, Escher's lithographs and Bach’s fugues, are thought through and problematized especially in chapter II and III. It is precisely during these Chapters that some inconsistencies and ambiguities in Hofstadter’s theory of cognitive loop are considered. The conjecture is that these difficulties are due to the idea of self-awareness to which Hofstadter primarily refers to: an intellectual, representational, so-called "high-level" self-consciousness. In the final Chapters, thanks to the in-depth analysis of Edelman’s theories of grades and levels of consciousness, the notion of "epi-sensation" inspired by Aristotle, the theory of the grades and levels of self-consciousness typical of phenomenology (Chapter IV), and specifically the difference between reflective self-consciousness and prereflective self-consciousness (and their different notions of agency and perception of time), it is possible to rethink Hofstadter’s cognitive loop theory (precisely his psychological interpretation of Gödel's proof) and to propose an alternative variation of it. A variation that, on one hand, does not incur in the problems and ambiguities highlighted in Chapter V, on the other hand, can emphasize Strange Loop’s important, although usually undervalued, aspects. The Epilogue, referring to the holistic aspect of the theory of cognitive levels highlighted in the last Chapters, focuses on what kind of philosophical attitude is enough appropriate and convenient in investigations on human thought and mind. A further review of the paradigm of Strange Loop is once again an essential aspect of the reflection that can shed a different light on the issues on human thought and on self-awareness.
L’argomento centrale della tesi è la natura della mente umana in relazione alla questione dell’intricato rapporto fra pensiero e autocoscienza. La congettura fondamentale consiste, in primo luogo, nel sostenere che particolari proprietà del pensiero umano, la flessibilità e la fluidità, rappresentino le caratteristiche salienti e specifiche della cognizione umana e, in secondo luogo, nel rilevare che il costituirsi di queste ultime sia strettamente connesso al fenomeno di autocoscienza. Il fuoco dell’analisi ruota attorno a tre importanti nuclei tematici: cosa si intende per flessibilità e fluidità della mente? Cosa si intende per autocoscienza – o meglio – quale tipo di autocoscienza esattamente è da ritenersi intimamente interconnessa a tali proprietà del pensiero? E, infine, in che termini e in che misura pensare questa relazione? Nel riflettere su tali domande si fa rifermento a diverse aree e teorie filosofiche: la teoria dei livelli cognitivi di Douglas Hofstadter e le sue stravaganti metafore esplicative, in particolare, la sua celebre nozione di “Strano Anello”, rivisitata e ripensata criticamente e in modo forse non ortodosso; la teoria della coscienza e dell’autocoscienza considerata secondo alcuni spunti tratti dalle riflessioni del neurobiologo Gerald Edelman; la nozione pragmatista di “esperienza pura” dello psicologo William James; infine, la fenomenologia, attingendo e spaziando fra aspetti della filosofia di Husserl, Sartre, Simondon e, soprattutto, del filosofo contemporaneo Shaun Gallagher. L’argomentazione poggia su tre punti fondamentali: 1. Il pensiero e l’autocoscienza non possiedono l’ontologia delle cose-sostanze ma dei processi. Sulla base di ciò (aspetto meglio approfondito e motivato soprattutto nei Capitoli II e III) viene affermata nel Capitolo I l’inconsistenza di alcune tradizionali difficoltà che hanno afflitto il dibattito sul rapporto pensiero-autocoscienza (il problema della soggettività, dell’oggettività, riduzionismo, epifenomenismo, eliminativismo etc.) e che generano dualismi filosoficamente controproducenti e stantii. 2. Il pensare umano si caratterizza come un’attività pluristratificata. Esistono diversi livelli di descrizione, spiegazione e, infine, cognizione della realtà. Fra questi livelli si instaura un rapporto non gerarchico, “aggrovigliato”, fluido e continuo, ben rappresentato dall'immagine circolare di un anello. Il pensiero che “scivola senza difficoltà”, in una risonanza cognitiva, fra un livello e un altro, si rivela fluido e flessibile poiché coinvolge intrinsecamente e costantemente una forma di autoreferenza e autoconsapevolezza. Un grande sostenitore di quest’idea è notoriamente Douglas Hofstadter. L’esame della sua teoria dei livelli cognitivi, delle nozioni di pensiero fluido e flessibile, di Strano Anello (i cui esempi più paradigmatici per Hofstadter sono la dimostrazione d’incompletezza di Gödel, le litografie di Escher e le fughe di Bach) viene affrontato soprattutto nel Capitolo II e III. Nel corso di questi Capitoli vengono poste in evidenza alcune incongruenze e ambiguità teoriche presenti nella teoria degli anelli cognitivi di Hofstadter che verranno successivamente riprese e riconsiderate nel Capitolo V. 3. L’ipotesi che viene avanzata consiste nell'affermare che la radice di tali difficoltà è da attribuirsi al tipo di accezione di autocoscienza a cui Hofstadter primariamente si riferisce: un’autocoscienza prevalentemente e quasi (per fortuna solo quasi!) esclusivamente intellettualistica, rappresentazionale, cosiddetta “di alto livello”. Nei Capitoli finali, così, grazie all'approfondimento delle teorie dei gradi e dei livelli della coscienza di Edelman, della nozione di “epi-sentire” di ispirazione aristotelica e della teoria dei gradi e livelli di autocoscienza tipica della fenomenologia, in particolare la differenza fra autocoscienza riflessiva e preriflessiva (e le relative diverse nozioni di agenzia e percezione del tempo) (Capitolo IV), si è in grado di ripensare la teorie degli anelli cognitivi di Hofstadter (in particolare l’interpretazione psicologica della dimostrazione dei teoremi di Gödel) e di riproporla in una versione alternativa. Tale versione alternativa, da una parte, non incorre nei problemi e nelle ambiguità evidenziate nel corso della trattazione e, dall'altra, riesce a dare maggior risalto agli aspetti solitamente trascurati e poco valorizzati della nozione di Strano Anello (Capitolo V). Nell'epilogo, facendo riferimento al tratto profondamente olistico della teoria dei livelli cognitivi evidenziato nel corso degli ultimi capitoli, si riflette in linea più generale sul tipo di atteggiamento filosofico più proficuo da adottare nelle indagini sul pensiero umano e sulla mente. Un’ulteriore rivisitazione del paradigma dello Strano Anello costituisce ancora una volta un aspetto essenziale della riflessione, in grado di gettare una luce diversa sulle questioni sul pensiero umano e sull'autocoscienza.
Flexibility and Fluency of thought; Strange Loop; prereflective self-consciousness; theory of cognitive levels; Philosophy of Mind; Phenomenology; Gödel's Proof
Flessibilità e fluidità del pensiero; Strano Anello; autocoscienza preriflessiva; teoria dei livelli cognitivi; filosofia della mente; Fenomenologia; Prova di Gödel.
Agnello, S.Pensiero e autocoscienza. Lo strano anello della cognizione umana..
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