Il trapianto di rene è al momento il miglior trattamento per i pazienti affetti da IRC terminale. Il costante e graduale aumento del numero dei pazienti che necessitano di tale tipo di trattamento, e la crescente carenza di donatori cadavere, hanno reso necessario lo sviluppo di strategie volte ad allargare ed ottimizzare il pool dei donatori impiegando, a scopo di trapianto, reni provenienti da donatori viventi. Il trapianto renale da vivente rappresenta in quest’ottica la carta vincente, in grado di ridurre i tempi di attesa; è stato anche dimostrato che si hanno risultati migliori rispetto al trapianto di rene da donatore cadavere in quanto vi è una maggiore compatibilità genetica tra donatore e ricevente. Fattori come il prolungato ricovero, il dolore postoperatorio, una lunga convalescenza associata a scarsi esiti estetici avevano scoraggiato la donazione da vivente (considerato che il donatore è un soggetto “sano” che decide volontariamente di essere sottoposto ad intervento chirurgico). La nefrectomia da donatore vivente per via laparoscopica ha dimostrato negli anni di portare numerosi benefici, tra i quali una significativa riduzione del dolore postoperatorio, tempi di degenza post-operatori inferiori, un rapido ritorno all’attività normale ed un migliore risultato estetico. Nel corso degli ultimi anni, la chirurgia mininvasiva si è spostata verso il traguardo della procedure "scarless" cioè "senza cicatrici". Molti chirurghi, infatti, hanno già da tempo cominciato a promuovere la ricerca di tecniche ancor meno invasive della laparoscopia tradizionale, definibili quindi “minimamente invasive”. Due esempi significativi sono la NOTES (natural orifice transluminal endoscopic surgery) e la LESS (laparoendoscopic single-site surgery). Queste tecniche rappresentano la più recente evoluzione del concetto di chirurgia mini-invasiva: si prefiggono, infatti, l'esecuzione della più comuni procedure chirurgiche attraverso un accesso "senza cicatrici" in modo tale da minimizzare i tempi di recupero postoperatorio. Le due tecniche non sono tanto distanti tra loro, in quanto in entrambi i casi l’obiettivo principale è limitare le incisioni cutanee, riducendo quindi l’incidenza di complicanze quali sanguinamento, laparocele, lesione d’organi intra-addominali, cicatrice cheloide. Scopo di questo studio è stato quello di valutare se esse siano o meno delle valide alternative alla chirurgia laparoscopica tradizionale nella nefrectomia a scopo di trapianto da donatore vivente.

Luna, .APPROCCIO MINIMAMENTE INVASIVO ALLA NEFRECTOMIA DA DONATORE VIVENTE A SCOPO DI TRAPIANTO: TECNICHE LESS E NOTES.

APPROCCIO MINIMAMENTE INVASIVO ALLA NEFRECTOMIA DA DONATORE VIVENTE A SCOPO DI TRAPIANTO: TECNICHE LESS E NOTES

LUNA, Emerico

Abstract

Il trapianto di rene è al momento il miglior trattamento per i pazienti affetti da IRC terminale. Il costante e graduale aumento del numero dei pazienti che necessitano di tale tipo di trattamento, e la crescente carenza di donatori cadavere, hanno reso necessario lo sviluppo di strategie volte ad allargare ed ottimizzare il pool dei donatori impiegando, a scopo di trapianto, reni provenienti da donatori viventi. Il trapianto renale da vivente rappresenta in quest’ottica la carta vincente, in grado di ridurre i tempi di attesa; è stato anche dimostrato che si hanno risultati migliori rispetto al trapianto di rene da donatore cadavere in quanto vi è una maggiore compatibilità genetica tra donatore e ricevente. Fattori come il prolungato ricovero, il dolore postoperatorio, una lunga convalescenza associata a scarsi esiti estetici avevano scoraggiato la donazione da vivente (considerato che il donatore è un soggetto “sano” che decide volontariamente di essere sottoposto ad intervento chirurgico). La nefrectomia da donatore vivente per via laparoscopica ha dimostrato negli anni di portare numerosi benefici, tra i quali una significativa riduzione del dolore postoperatorio, tempi di degenza post-operatori inferiori, un rapido ritorno all’attività normale ed un migliore risultato estetico. Nel corso degli ultimi anni, la chirurgia mininvasiva si è spostata verso il traguardo della procedure "scarless" cioè "senza cicatrici". Molti chirurghi, infatti, hanno già da tempo cominciato a promuovere la ricerca di tecniche ancor meno invasive della laparoscopia tradizionale, definibili quindi “minimamente invasive”. Due esempi significativi sono la NOTES (natural orifice transluminal endoscopic surgery) e la LESS (laparoendoscopic single-site surgery). Queste tecniche rappresentano la più recente evoluzione del concetto di chirurgia mini-invasiva: si prefiggono, infatti, l'esecuzione della più comuni procedure chirurgiche attraverso un accesso "senza cicatrici" in modo tale da minimizzare i tempi di recupero postoperatorio. Le due tecniche non sono tanto distanti tra loro, in quanto in entrambi i casi l’obiettivo principale è limitare le incisioni cutanee, riducendo quindi l’incidenza di complicanze quali sanguinamento, laparocele, lesione d’organi intra-addominali, cicatrice cheloide. Scopo di questo studio è stato quello di valutare se esse siano o meno delle valide alternative alla chirurgia laparoscopica tradizionale nella nefrectomia a scopo di trapianto da donatore vivente.
LESS;NOTES;nefrectomia;donatore vivente;trapianto di rene
Luna, .APPROCCIO MINIMAMENTE INVASIVO ALLA NEFRECTOMIA DA DONATORE VIVENTE A SCOPO DI TRAPIANTO: TECNICHE LESS E NOTES.
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