Appare interessante, per concludere questa sezione, considerare come il sex work possa muoversi oltre che sui confini tra gli orientamenti sessuali anche su quanto definisco linea etno-sessuale del sex working. Nei paesi meta di turismo sessuale i rapporti tra i generi e la definizione identitaria assume caratteristiche precise che si riflettono sulla struttura e sulla organizzazione del sex work maschile. Per l'ipotetico turista sessuale bianco e di classe media il sex worker “esotico” è desiderabile, pratiche sessuali come la penetrazione e l’eiaculazione diventano componenti fondamentali della esperienza sessuale maschile ma anche rappresentative del potere e di un piacere (esclusivamente) maschile, l’esposizione e l’erezione del pene, le dimensioni degli organi genitali, la naturalizzazione dei corpi etnicizzati essenzializzati come “sex machine”. Chi fa il maschio e chi fa la femmina? Il principio della dicotomia di genere si perpetra anche all'interno delle stratificazioni del sex work maschile omosessuale, il che contribuisce a definire forme gerarchiche (maschili) costruite sulla base del dominio del ruolo attivo (il maschio) su quello passivo/ricettivo (i femminilizzati) Questi processi portano a riflettere profondamente sulle costruzioni normative della maschilità etnicizzate, sulle identificazioni dei partecipanti (sia che si tratti dei sex workers che dei clienti), sulla costruzione del desiderio e del piacere maschili. L’integrità dei confini di genere e delle sessualità dei corpi diviene garanzia di coesione del corpo sociale: ogni tentativo di destabilizzazione di tale ordine dunque è una minaccia, è avvertito come un pericolo da evitare. La stratificazione del desiderio e degli sguardi, sopratutto del turista sessuale bianco e degli autoctoni di classe media e medio-alta, porta all'erotizzazione dei corpi e delle caratteristiche fisiche associabili alle classi lavoratrici e a quelle inferiori: nelle saune e nei bagni pubblici di Città del Messico i corpi nervosi e muscolosi dei morenos , provenienti dalle zone rurali, sono i più preferiti e i più richiesti. Sono i corpi associati alla maschilità eterosessuale virile e machista, di chi non “prova piacere” ma lo fa per necessità, che svolge un ruolo attivo (sia nel caso della penetrazione, che della masturbazione o della fellatio) e che è sottoposto, altresì, allo sforzo costante di evitare l'eiaculazione, spesso richiesta dal cliente e che fa salire il prezzo della prestazione, e che sovente comporta per il sex worker l'uso di droghe

Rinaldi, C. (2013). Razza, genere e sessualità nelle arene del sex working maschile. Implicazioni auto-etnografiche. In M. Grasso (a cura di), Razzismi, discriminazioni e confinanti (pp. 175-188). Roma : Ediesse.

Razza, genere e sessualità nelle arene del sex working maschile. Implicazioni auto-etnografiche

RINALDI, Cirus
2013-01-01

Abstract

Appare interessante, per concludere questa sezione, considerare come il sex work possa muoversi oltre che sui confini tra gli orientamenti sessuali anche su quanto definisco linea etno-sessuale del sex working. Nei paesi meta di turismo sessuale i rapporti tra i generi e la definizione identitaria assume caratteristiche precise che si riflettono sulla struttura e sulla organizzazione del sex work maschile. Per l'ipotetico turista sessuale bianco e di classe media il sex worker “esotico” è desiderabile, pratiche sessuali come la penetrazione e l’eiaculazione diventano componenti fondamentali della esperienza sessuale maschile ma anche rappresentative del potere e di un piacere (esclusivamente) maschile, l’esposizione e l’erezione del pene, le dimensioni degli organi genitali, la naturalizzazione dei corpi etnicizzati essenzializzati come “sex machine”. Chi fa il maschio e chi fa la femmina? Il principio della dicotomia di genere si perpetra anche all'interno delle stratificazioni del sex work maschile omosessuale, il che contribuisce a definire forme gerarchiche (maschili) costruite sulla base del dominio del ruolo attivo (il maschio) su quello passivo/ricettivo (i femminilizzati) Questi processi portano a riflettere profondamente sulle costruzioni normative della maschilità etnicizzate, sulle identificazioni dei partecipanti (sia che si tratti dei sex workers che dei clienti), sulla costruzione del desiderio e del piacere maschili. L’integrità dei confini di genere e delle sessualità dei corpi diviene garanzia di coesione del corpo sociale: ogni tentativo di destabilizzazione di tale ordine dunque è una minaccia, è avvertito come un pericolo da evitare. La stratificazione del desiderio e degli sguardi, sopratutto del turista sessuale bianco e degli autoctoni di classe media e medio-alta, porta all'erotizzazione dei corpi e delle caratteristiche fisiche associabili alle classi lavoratrici e a quelle inferiori: nelle saune e nei bagni pubblici di Città del Messico i corpi nervosi e muscolosi dei morenos , provenienti dalle zone rurali, sono i più preferiti e i più richiesti. Sono i corpi associati alla maschilità eterosessuale virile e machista, di chi non “prova piacere” ma lo fa per necessità, che svolge un ruolo attivo (sia nel caso della penetrazione, che della masturbazione o della fellatio) e che è sottoposto, altresì, allo sforzo costante di evitare l'eiaculazione, spesso richiesta dal cliente e che fa salire il prezzo della prestazione, e che sovente comporta per il sex worker l'uso di droghe
2013
Settore SPS/12 - Sociologia Giuridica, Della Devianza E Mutamento Sociale
Rinaldi, C. (2013). Razza, genere e sessualità nelle arene del sex working maschile. Implicazioni auto-etnografiche. In M. Grasso (a cura di), Razzismi, discriminazioni e confinanti (pp. 175-188). Roma : Ediesse.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/85163
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