La facciata campanile è un archetipo dell’architettura religiosa siciliana. Dal Medioevo al Tardobarocco sono state costruite nell’Isola imponenti facciate torre con cella campanaria nell’ultimo ordine. Fino al XVI secolo questa tipologia, di matrice nord-europea, contemplava un avancorpo parallelepipedo addossato al prospetto, avente anche funzione di contrafforte a contenimento delle spinte impresse sulla facciata dalle arcate longitudinali interne, amplificate in caso di terremoto. La scarsa efficienza statica di queste prime strutture, verticalizzanti e monoblocco, è dimostrata dai crolli in occasione dei forti sismi che hanno colpito la Sicilia in età moderna. Nonostante le distruzioni, il ricordo di alcuni “prototipi” è sopravvissuto nella memoria costruttiva siciliana nell’elaborazione, in epoca tardobarocca, di facciate torre aggiornate nella morfologia, forse anche in virtù di valutazioni connesse alla resistenza ai terremoti. L’ibridazione con lo schema piramidale guariniano, con le relative articolazioni (sezioni curvilinee, telai di colonne libere, volute di raccordo), oltre a manifestare rinnovate relazioni con l’architettura centro-europea, potrebbe infatti, mediante una ridistribuzione più equilibrata delle masse e dei pesi, offrire al sistema della torre caratteri vantaggiosi in termini di resistenza strutturale. Il presente contributo intende ripercorrere la vicenda attraverso l’analisi di esempi significativi, individuando l’origine di questa tipologia e verificando le ragioni di determinate “ottimizzazioni” sia di natura estetica sia in termini di risposta strutturale, che ne giustificano la persistenza nella storia dell’architettura siciliana.
Sutera, D. (2013). Terremoti e monumenti in Sicilia: la facciata campanile tra continuità, catastrofi e “ottimizzazioni” (XII-XVIII secolo). In AID Monuments Conoscere Progettare Ricostruire (pp.392-401). Roma : Aracne Editrice.
Terremoti e monumenti in Sicilia: la facciata campanile tra continuità, catastrofi e “ottimizzazioni” (XII-XVIII secolo)
SUTERA, Domenica
2013-01-01
Abstract
La facciata campanile è un archetipo dell’architettura religiosa siciliana. Dal Medioevo al Tardobarocco sono state costruite nell’Isola imponenti facciate torre con cella campanaria nell’ultimo ordine. Fino al XVI secolo questa tipologia, di matrice nord-europea, contemplava un avancorpo parallelepipedo addossato al prospetto, avente anche funzione di contrafforte a contenimento delle spinte impresse sulla facciata dalle arcate longitudinali interne, amplificate in caso di terremoto. La scarsa efficienza statica di queste prime strutture, verticalizzanti e monoblocco, è dimostrata dai crolli in occasione dei forti sismi che hanno colpito la Sicilia in età moderna. Nonostante le distruzioni, il ricordo di alcuni “prototipi” è sopravvissuto nella memoria costruttiva siciliana nell’elaborazione, in epoca tardobarocca, di facciate torre aggiornate nella morfologia, forse anche in virtù di valutazioni connesse alla resistenza ai terremoti. L’ibridazione con lo schema piramidale guariniano, con le relative articolazioni (sezioni curvilinee, telai di colonne libere, volute di raccordo), oltre a manifestare rinnovate relazioni con l’architettura centro-europea, potrebbe infatti, mediante una ridistribuzione più equilibrata delle masse e dei pesi, offrire al sistema della torre caratteri vantaggiosi in termini di resistenza strutturale. Il presente contributo intende ripercorrere la vicenda attraverso l’analisi di esempi significativi, individuando l’origine di questa tipologia e verificando le ragioni di determinate “ottimizzazioni” sia di natura estetica sia in termini di risposta strutturale, che ne giustificano la persistenza nella storia dell’architettura siciliana.File | Dimensione | Formato | |
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