L’iponatriemia associata ad esercizio fisico (EAH) è una evenienza degli sport di resistenza che può esitare in gravi manifestazioni cliniche quali l’edema cerebrale o l’insufficienza respiratoria. L’EAH è una iponatriemia diluizionale, variante della secrezione inappropriata di ADH (SIADH), caratterizzata da una concentrazione plasmatica di sodio inferiore a 135 mEq/l. Il sesso femminile e la durata delle competizioni si associano a più elevato rischio di iponatremia. L’incidenza di iponatriemia, infatti, aumenta con la durata dell’attività in special modo dopo 4-8 ore dall’inizio della gara. Le donne sembrano presentare un rischio maggiore rispetto agli uomini. I meccanismi fisiopatologici che ne sono alla base comprendono l’aumentata perdita di sodio con la sudorazione e l’eccessivo introito di fluidi ipotonici durante e dopo l’evento sportivo. Nella genesi dell’EAH sembra avere un ruolo determinante l’inadeguata secrezione di AVP mediata da stimoli non osmotici, tra i quali l’IL-6. Accorgimenti per la prevenzione dell’iponatremia comprendono l’educazione degli atleti ad un consumo adeguato di fluidi e il monitoraggio delle variazioni del peso corporeo. In seguito all’identificazione dello squilibrio elettrolitico è necessaria una restrizione idrica e un trattamento con infusione di soluzione ipertonica al 3% soprattutto nei casi di iponatremia severa. L’efficacia degli antagonisti dei recettori V2 necessita di ulteriori approfondimenti

Urso, C., Brucculeri, S., Caimi, G. (2012). Iponatriemia ed esercizio fisico. LA CLINICA TERAPEUTICA, 163, 349-356.

Iponatriemia ed esercizio fisico

URSO, Caterina;CAIMI, Gregorio
2012-01-01

Abstract

L’iponatriemia associata ad esercizio fisico (EAH) è una evenienza degli sport di resistenza che può esitare in gravi manifestazioni cliniche quali l’edema cerebrale o l’insufficienza respiratoria. L’EAH è una iponatriemia diluizionale, variante della secrezione inappropriata di ADH (SIADH), caratterizzata da una concentrazione plasmatica di sodio inferiore a 135 mEq/l. Il sesso femminile e la durata delle competizioni si associano a più elevato rischio di iponatremia. L’incidenza di iponatriemia, infatti, aumenta con la durata dell’attività in special modo dopo 4-8 ore dall’inizio della gara. Le donne sembrano presentare un rischio maggiore rispetto agli uomini. I meccanismi fisiopatologici che ne sono alla base comprendono l’aumentata perdita di sodio con la sudorazione e l’eccessivo introito di fluidi ipotonici durante e dopo l’evento sportivo. Nella genesi dell’EAH sembra avere un ruolo determinante l’inadeguata secrezione di AVP mediata da stimoli non osmotici, tra i quali l’IL-6. Accorgimenti per la prevenzione dell’iponatremia comprendono l’educazione degli atleti ad un consumo adeguato di fluidi e il monitoraggio delle variazioni del peso corporeo. In seguito all’identificazione dello squilibrio elettrolitico è necessaria una restrizione idrica e un trattamento con infusione di soluzione ipertonica al 3% soprattutto nei casi di iponatremia severa. L’efficacia degli antagonisti dei recettori V2 necessita di ulteriori approfondimenti
2012
Urso, C., Brucculeri, S., Caimi, G. (2012). Iponatriemia ed esercizio fisico. LA CLINICA TERAPEUTICA, 163, 349-356.
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