Il paesaggio può essere inteso in molti modi; però è certamente indifferente ai confini amministrativi o a presunte delimitazioni secessioniste; e, di sicuro, non può prescindere dai sistemi di identità/identificazione di luoghi e comunità insediate. I temi del convegno ruotano intorno all’individuazione dei caratteri del paesaggio italiano e alle sue trasformazioni che, ora e qui, dobbiamo cercare e analizzare senza pregiudizi e con la guida delle domande che gli organizzatori hanno posto. Per questo motivo ho provato io stessa a dare qualche risposta o, almeno, a rilevare qualche questione prendendo spunto, anche, delle relazioni presentate. Inizio con il tema dell’identità e di ciò che può significare per un territorio che presenta una grande varietà morfologica e climatica e grandi stratificazione di storie e di habitat, ma con profonde radici in un identico patrimonio culturale, ben più solido e ampio di quanto non appaia dagli ultimi centocinquant’anni. Ciò che oggi viene letto, invece, come una marcata differenziazione tra parti del paese attiene a processi di sviluppo relativamente recenti dei quali, però, va tenuto il debito conto senza pregiudiziali culturali e sociali. Alla varietà di situazioni non può che corrispondere, dunque, un’altrettanto ampia gamma di possibili paesaggi. Sicché, se si deve parlare di una condizione che sia testimone dell’unità del paese, questa va rintracciata nella declinazione del patrimonio comune verso la molteplicità: solo così il paesaggio sarà, ancora ed effettivamente, testimone dell’unità d’Italia.
Aprile, M. (2012). Paesaggio, riflessioni e intenzioni progettuali. In A. VILLARI, M.A. ARENA (a cura di), PAESAGGIO 150. Sguardi sul paesaggio italiano tra conservazione, trasformazione e progetto in 150 anni di storia (pp. 141-144). ROMA : Aracne EDITORE.
Paesaggio, riflessioni e intenzioni progettuali
APRILE, Marcella
2012-01-01
Abstract
Il paesaggio può essere inteso in molti modi; però è certamente indifferente ai confini amministrativi o a presunte delimitazioni secessioniste; e, di sicuro, non può prescindere dai sistemi di identità/identificazione di luoghi e comunità insediate. I temi del convegno ruotano intorno all’individuazione dei caratteri del paesaggio italiano e alle sue trasformazioni che, ora e qui, dobbiamo cercare e analizzare senza pregiudizi e con la guida delle domande che gli organizzatori hanno posto. Per questo motivo ho provato io stessa a dare qualche risposta o, almeno, a rilevare qualche questione prendendo spunto, anche, delle relazioni presentate. Inizio con il tema dell’identità e di ciò che può significare per un territorio che presenta una grande varietà morfologica e climatica e grandi stratificazione di storie e di habitat, ma con profonde radici in un identico patrimonio culturale, ben più solido e ampio di quanto non appaia dagli ultimi centocinquant’anni. Ciò che oggi viene letto, invece, come una marcata differenziazione tra parti del paese attiene a processi di sviluppo relativamente recenti dei quali, però, va tenuto il debito conto senza pregiudiziali culturali e sociali. Alla varietà di situazioni non può che corrispondere, dunque, un’altrettanto ampia gamma di possibili paesaggi. Sicché, se si deve parlare di una condizione che sia testimone dell’unità del paese, questa va rintracciata nella declinazione del patrimonio comune verso la molteplicità: solo così il paesaggio sarà, ancora ed effettivamente, testimone dell’unità d’Italia.File | Dimensione | Formato | |
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