Il contesto urbano degli ultimi anni è sempre più caratterizzato da trasformazioni complesse, profonde, rapide, estremamente difficili da gestire. La recente crisi economico - finanziaria globale, diffusasi a partire dal 2008, ha reso tali questioni ancora più drammatiche ed urgenti ed ha fatto emergere prepotentemente soprattutto gli squilibri sociali presenti all'interno delle città (Rossi, Vanolo, 2010). É aumentato il divario economico tra le diverse fasce di reddito ed è diventato più difficoltoso l'accesso al bene - casa. I delicati equilibri tra domanda e offerta erano già seriamente compromessi anche da altri meccanismi in atto sia a livello nazionale che internazionale: la globalizzazione, il cambiamento delle geografie dei flussi finanziari dovuto ad interventi di marketing e/o restyling urbano, la pressione del fenomeno migratorio, la gentrification nei centri storici urbani (Diappi, 2009). In particolar modo le fasce sociali più deboli rappresentano una fonte di criticità non più a lungo trascurabile. Tra queste, un ruolo sempre più strategico è rappresentato sicuramente dalla popolazione degli stranieri immigrati, regolari e non, che contribuisce a rendere le città italiane “multietniche”. La dimensione del fenomeno in Italia si va avvicinando sempre più a quella francese o inglese, ma le soluzioni e le politiche messe in pratica nel nostro Paese non sono ancora adeguate, al pari di quelle del resto d’Europa, a gestire una situazione di tale complessità. Una delle strade possibili da perseguire attraverso politiche adeguate è quella del “social housing”: una strategia adottata già da tempo in Europa e in alcune regioni italiane, che contiene un potenziale non ancora pienamente esplorato. Le esperienze in tal senso condotte in passato, relative alle cosiddette "categorie deboli", nella maggior parte dei casi hanno evidenziato risultati di gran lunga inferiori alle attese, e la conseguenza principale è stata quella di dare origine a parti di città prive di quel mix sociale indispensabile per assicurare un buon livello di scambio e vitalità culturale della vita urbana. Tuttavia la strada del social housing, con le opportune modifiche necessarie, legato anche alla costituzione e/o ri – costruzione di una struttura economica urbana ad esso correlata, potrebbe essere portata avanti per garantire, oltre all'accesso all'abitazione, il diritto alla città (Lefebvre, 1968) e trasformare la problematica interazione tra diverse etnie in potenziale risorsa.

GIANNOLA, E. (2012). Social housing per una città multietnica. In Abitare il nuovo/abitare di nuovo ai tempi della crisi, Atti delle Giornate Internazionali di Studio “Abitare il Futuro” 2a Edizione (pp.283-292). Napoli : Clean.

Social housing per una città multietnica

GIANNOLA, Elena
2012-01-01

Abstract

Il contesto urbano degli ultimi anni è sempre più caratterizzato da trasformazioni complesse, profonde, rapide, estremamente difficili da gestire. La recente crisi economico - finanziaria globale, diffusasi a partire dal 2008, ha reso tali questioni ancora più drammatiche ed urgenti ed ha fatto emergere prepotentemente soprattutto gli squilibri sociali presenti all'interno delle città (Rossi, Vanolo, 2010). É aumentato il divario economico tra le diverse fasce di reddito ed è diventato più difficoltoso l'accesso al bene - casa. I delicati equilibri tra domanda e offerta erano già seriamente compromessi anche da altri meccanismi in atto sia a livello nazionale che internazionale: la globalizzazione, il cambiamento delle geografie dei flussi finanziari dovuto ad interventi di marketing e/o restyling urbano, la pressione del fenomeno migratorio, la gentrification nei centri storici urbani (Diappi, 2009). In particolar modo le fasce sociali più deboli rappresentano una fonte di criticità non più a lungo trascurabile. Tra queste, un ruolo sempre più strategico è rappresentato sicuramente dalla popolazione degli stranieri immigrati, regolari e non, che contribuisce a rendere le città italiane “multietniche”. La dimensione del fenomeno in Italia si va avvicinando sempre più a quella francese o inglese, ma le soluzioni e le politiche messe in pratica nel nostro Paese non sono ancora adeguate, al pari di quelle del resto d’Europa, a gestire una situazione di tale complessità. Una delle strade possibili da perseguire attraverso politiche adeguate è quella del “social housing”: una strategia adottata già da tempo in Europa e in alcune regioni italiane, che contiene un potenziale non ancora pienamente esplorato. Le esperienze in tal senso condotte in passato, relative alle cosiddette "categorie deboli", nella maggior parte dei casi hanno evidenziato risultati di gran lunga inferiori alle attese, e la conseguenza principale è stata quella di dare origine a parti di città prive di quel mix sociale indispensabile per assicurare un buon livello di scambio e vitalità culturale della vita urbana. Tuttavia la strada del social housing, con le opportune modifiche necessarie, legato anche alla costituzione e/o ri – costruzione di una struttura economica urbana ad esso correlata, potrebbe essere portata avanti per garantire, oltre all'accesso all'abitazione, il diritto alla città (Lefebvre, 1968) e trasformare la problematica interazione tra diverse etnie in potenziale risorsa.
Settore ICAR/21 - Urbanistica
dic-2012
Abitare il nuovo/abitare di nuovo ai tempi della crisi
NAPOLI
12-13 dicembre 2012
2012
10
GIANNOLA, E. (2012). Social housing per una città multietnica. In Abitare il nuovo/abitare di nuovo ai tempi della crisi, Atti delle Giornate Internazionali di Studio “Abitare il Futuro” 2a Edizione (pp.283-292). Napoli : Clean.
Proceedings (atti dei congressi)
GIANNOLA, E
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Descrizione: Articolo discusso in occasione del convegno
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