Il contributo fissa i principi e le regole del costruire nel divenire storico. I modi e le capacità costruttive dell’uomo sono infatti maturate diversamente anche in relazione ed in funzione della natura dei luoghi. Ogni etnia ha sin da tempi remoti avuto un proprio approccio con l’arte del costruire, in rapporto alle diverse necessità materiali e ambientali ed all’evoluzione dei “saperi” tecnici. Ogni epoca è stata segnata da innovazioni in campo costruttivo. In termini di materia storica pochi possono dirsi i manufatti “vergini” incontaminati e lasciati a sola testimonianza del proprio passato, gli stessi monumenti piuttosto raccontano la storia delle “contaminazioni” e delle stratificazioni succedutesi nel tempo. Vi sono stati periodi storici più attenti a tali “modificazioni” ed altri assolutamente distratti, ma la somma delle discontinuità, anche in termini di degrado, che anche oggi rileviamo nelle nostre città e sui nostri edifici, è senz’altro sempre il frutto di una determinata condizione sociale, più o meno in equilibrio, più o meno in lotta con il tempo, con il denaro, con l’ambiente ed oggi anche con le risorse in esaurimento. In termini di continuità e di conservazione dell’eredità storica bisogna anzitutto distinguere i monumenti la cui conservazione risulta di ordine assolutamente prioritaria, ed edifici storici in cui il recupero e l’adeguamento possano divenire traccia e segno anche della contemporaneità. In tal ottica la programmazione dell’intervento di recupero deve affrontare il rapporto con le nuove realtà esigenziali e prestazionali affinché il progetto possa risultare non solo “tecnicamente organizzato”, ma come dice Bellini capace di misurarsi ”in termini dialettici, di continuo spostamento e aggiustamento del punto di vista e degli obbiettivi dei singoli casi” senza esasperazioni, mediando e valutando le necessità di una realtà globale, frutto dell’innovazione e di una realtà locale che deve sempre essere tenuta presente. In termini generali il fine dell’intervento di recupero sul costruito storico è ristabilirne il significato originale relazionandolo alle nuove esigenze del presente, o stabilire un nuovo equilibrio, in termini di riqualificazione, regolato da precisi criteri di congruenza formale e tecnologica dettati dalla lettura e dalla conoscenza di ogni singolo caso.

VITRANO RM (2005). ANDAR PER PRINCIPI...TRA "RIGENERAZIONE" E INNOVAZIONE. I CONFINI STORICI PER L'INTERVENTO SUL COSTRUITO. In GIOVANNI MOCHI A CURA DI (a cura di), TEORIA E PRATICA DEL COSTRUIRE: SAPERI, STRUMENTI, MODELLI ESPERIENZE DIDATTICHE E DI RICERCA A CONFRONTO (pp. 1299-1307). BOLOGNA : EdizioniModerna.

ANDAR PER PRINCIPI...TRA "RIGENERAZIONE" E INNOVAZIONE. I CONFINI STORICI PER L'INTERVENTO SUL COSTRUITO

VITRANO, Rosa Maria
2005-01-01

Abstract

Il contributo fissa i principi e le regole del costruire nel divenire storico. I modi e le capacità costruttive dell’uomo sono infatti maturate diversamente anche in relazione ed in funzione della natura dei luoghi. Ogni etnia ha sin da tempi remoti avuto un proprio approccio con l’arte del costruire, in rapporto alle diverse necessità materiali e ambientali ed all’evoluzione dei “saperi” tecnici. Ogni epoca è stata segnata da innovazioni in campo costruttivo. In termini di materia storica pochi possono dirsi i manufatti “vergini” incontaminati e lasciati a sola testimonianza del proprio passato, gli stessi monumenti piuttosto raccontano la storia delle “contaminazioni” e delle stratificazioni succedutesi nel tempo. Vi sono stati periodi storici più attenti a tali “modificazioni” ed altri assolutamente distratti, ma la somma delle discontinuità, anche in termini di degrado, che anche oggi rileviamo nelle nostre città e sui nostri edifici, è senz’altro sempre il frutto di una determinata condizione sociale, più o meno in equilibrio, più o meno in lotta con il tempo, con il denaro, con l’ambiente ed oggi anche con le risorse in esaurimento. In termini di continuità e di conservazione dell’eredità storica bisogna anzitutto distinguere i monumenti la cui conservazione risulta di ordine assolutamente prioritaria, ed edifici storici in cui il recupero e l’adeguamento possano divenire traccia e segno anche della contemporaneità. In tal ottica la programmazione dell’intervento di recupero deve affrontare il rapporto con le nuove realtà esigenziali e prestazionali affinché il progetto possa risultare non solo “tecnicamente organizzato”, ma come dice Bellini capace di misurarsi ”in termini dialettici, di continuo spostamento e aggiustamento del punto di vista e degli obbiettivi dei singoli casi” senza esasperazioni, mediando e valutando le necessità di una realtà globale, frutto dell’innovazione e di una realtà locale che deve sempre essere tenuta presente. In termini generali il fine dell’intervento di recupero sul costruito storico è ristabilirne il significato originale relazionandolo alle nuove esigenze del presente, o stabilire un nuovo equilibrio, in termini di riqualificazione, regolato da precisi criteri di congruenza formale e tecnologica dettati dalla lettura e dalla conoscenza di ogni singolo caso.
2005
VITRANO RM (2005). ANDAR PER PRINCIPI...TRA "RIGENERAZIONE" E INNOVAZIONE. I CONFINI STORICI PER L'INTERVENTO SUL COSTRUITO. In GIOVANNI MOCHI A CURA DI (a cura di), TEORIA E PRATICA DEL COSTRUIRE: SAPERI, STRUMENTI, MODELLI ESPERIENZE DIDATTICHE E DI RICERCA A CONFRONTO (pp. 1299-1307). BOLOGNA : EdizioniModerna.
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