It is been over twenty years since the well-known book by Nicholas Negroponte Being Digital has been published. In this book the founder of the MIT Media Lab stated that “change from atoms to bits is irrevocable and unstoppable”. It seems today that this announced revolution is in an advanced stage, investing the public and the private sphere, the professions, the politics, the economics. The digital, by simplifying and rationalizing analogic processes, is today a ubiquitous phenomenon. On one hand positive aspects may appear evident, on the other aporias are undeniable. Technological dependency, pathological relations with social medias, the diffusion of a superficial culture of the image that compromises the most complex aspects of architectural practice are just few of the problems that the digital may provoke. The contemporary phase of the digital is also characterized by the Big Data phenomenon and by the resulting Machine Learning methods. They challenge the hermeneutics principles of the scientific methods showing the beginning of a new era in which it will be possible just to find computational “correlations” (The end of theory - Anderson 2008) instead of rules and formulas. In this issue of IN FOLIO entitled “Utopia and dystopia in the digital project”, we have the opportunity to go back to a topic that has been long discussed. Nevertheless, it remains an actual theme for architecture. Digital techniques affected the way a project is produced, displayed, measured and communicated. Just as in our life, in our cities and in our offices, data become more and more important. Just think about how the BIM and its growing diffusion enrich architectural projects with digital information. Therefore, we invite you to send us original articles on the impact of the digital on architectural and urban design, on construction, on urban studies the history of art and architecture.

Sono passati più di venti anni dalla pubblicazione di Being Digital, il celebre libro di Nicholas Negroponte, all’interno del quale il fondatore del MIT Media Lab affermava che “il passaggio dagli atomi ai bit è irreversibile e inarrestabile”. Tale preannunciata rivoluzione, sembra oggi giunta a una fase più matura coinvolgendo sia la sfera pubblica che quella privata, le professioni, la politica e l’economia. Il digitale, facilitando e razionalizzando di giorno in giorno processi precedentemente analogici, è diventato ubiquo. Se da un lato gli aspetti positivi di queste trasformazioni sono evidenti, altrettanto palesi appaiono le aporie: dalla dipendenza tecnologica al rapporto con i social media, fino alla diffusione di una superficiale cultura dell’immagine che mette a rischio gli aspetti più complessi della disciplina architettonica. Il digitale maturo è caratterizzato inoltre dal fenomeno dei Big Data e dalla conseguente diffusione dei metodi di Machine Learning, che mettono ulteriormente in discussione i fondamenti ermeneutici del metodo scientifico, indicando l’inizio di una nuova era in cui non sarebbe più necessario costruire regole e formule per descrivere e comprendere i fenomeni naturali, ma sarebbe sufficiente trovare delle “correlazioni” computazionali (The end of theory, Anderson 2008). In questo numero abbiamo l’opportunità di tornare su un tema sicuramente dibattuto, ma sempre attuale per il frastagliato mondo dell’architettura, che come altri settori ha subito e adottato il digitale e i suoi metodi.

Ruggero Cipolla, Marco Emanuel Francucci, Salvatore Damiano, Francesco Renda, Dalila Sicomo (2020). Utopia e distopia nel progetto digitale.

Utopia e distopia nel progetto digitale

Ruggero Cipolla;Marco Emanuel Francucci;Salvatore Damiano;Francesco Renda;Dalila Sicomo
2020-01-01

Abstract

It is been over twenty years since the well-known book by Nicholas Negroponte Being Digital has been published. In this book the founder of the MIT Media Lab stated that “change from atoms to bits is irrevocable and unstoppable”. It seems today that this announced revolution is in an advanced stage, investing the public and the private sphere, the professions, the politics, the economics. The digital, by simplifying and rationalizing analogic processes, is today a ubiquitous phenomenon. On one hand positive aspects may appear evident, on the other aporias are undeniable. Technological dependency, pathological relations with social medias, the diffusion of a superficial culture of the image that compromises the most complex aspects of architectural practice are just few of the problems that the digital may provoke. The contemporary phase of the digital is also characterized by the Big Data phenomenon and by the resulting Machine Learning methods. They challenge the hermeneutics principles of the scientific methods showing the beginning of a new era in which it will be possible just to find computational “correlations” (The end of theory - Anderson 2008) instead of rules and formulas. In this issue of IN FOLIO entitled “Utopia and dystopia in the digital project”, we have the opportunity to go back to a topic that has been long discussed. Nevertheless, it remains an actual theme for architecture. Digital techniques affected the way a project is produced, displayed, measured and communicated. Just as in our life, in our cities and in our offices, data become more and more important. Just think about how the BIM and its growing diffusion enrich architectural projects with digital information. Therefore, we invite you to send us original articles on the impact of the digital on architectural and urban design, on construction, on urban studies the history of art and architecture.
2020
Sono passati più di venti anni dalla pubblicazione di Being Digital, il celebre libro di Nicholas Negroponte, all’interno del quale il fondatore del MIT Media Lab affermava che “il passaggio dagli atomi ai bit è irreversibile e inarrestabile”. Tale preannunciata rivoluzione, sembra oggi giunta a una fase più matura coinvolgendo sia la sfera pubblica che quella privata, le professioni, la politica e l’economia. Il digitale, facilitando e razionalizzando di giorno in giorno processi precedentemente analogici, è diventato ubiquo. Se da un lato gli aspetti positivi di queste trasformazioni sono evidenti, altrettanto palesi appaiono le aporie: dalla dipendenza tecnologica al rapporto con i social media, fino alla diffusione di una superficiale cultura dell’immagine che mette a rischio gli aspetti più complessi della disciplina architettonica. Il digitale maturo è caratterizzato inoltre dal fenomeno dei Big Data e dalla conseguente diffusione dei metodi di Machine Learning, che mettono ulteriormente in discussione i fondamenti ermeneutici del metodo scientifico, indicando l’inizio di una nuova era in cui non sarebbe più necessario costruire regole e formule per descrivere e comprendere i fenomeni naturali, ma sarebbe sufficiente trovare delle “correlazioni” computazionali (The end of theory, Anderson 2008). In questo numero abbiamo l’opportunità di tornare su un tema sicuramente dibattuto, ma sempre attuale per il frastagliato mondo dell’architettura, che come altri settori ha subito e adottato il digitale e i suoi metodi.
Utopia; Dystopia; Projecting; Digital; Designing; Architecture; Urban Planning; Architectural Space; Town; City; Territory; Landscape; Drawing; Technology; Restoration
Utopia; Distopia; Progetto; Digitale; Architettura; Pianificazione; Spazio; Città; Territorio; Paesaggio; Disegno; Tecnologia; Restauro
Ruggero Cipolla, Marco Emanuel Francucci, Salvatore Damiano, Francesco Renda, Dalila Sicomo (2020). Utopia e distopia nel progetto digitale.
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