L’8 Dicembre 2011 il Comune di Palermo pubblica un “invito a manifestare interesse” verso i Cantieri Culturali alla Zisa, un luogo che da anni versa in grave stato di abbandono. L’invito, rivolto ad imprenditori individuali, società commerciali o cooperative, operatori economici ed altri soggetti privati interessati alla gestione dei padiglioni che compongono il complesso, trova però un destinatario inatteso. Dieci giorni dopo, infatti, un gruppo di artisti, associazioni e liberi cittadini rispondono all’invito del Comune, indicendo tre giornate di assemblee, incontri, performance, proiezioni e dibattiti che riaprissero quello spazio di mezzo che l’opprimente sinergia fra amministrazione pubblica e iniziativa privata sembrava aver negato. È in questo luogo, fra i suoi padiglioni e gli eventi che li hanno abitati, che questo articolo intende muoversi. È qui, infatti, che prassi politica ed elaborazione teorica si toccano, che movimenti e occupazioni incrociano teorie e discorsi, è qui che il comune prende corpo e si fa spazio. Portando la riflessione comunitaria di Giorgio Agamben, Jean-Luc Nancy e Roberto Esposito dentro lo spazio vissuto e corporeo dei Cantieri, questo articolo intende tracciare una geografia del comune che trova nella riappropriazione degli spazi una necessaria quanto inventiva possibilità di resistenza.
GIUBILARO, C. (2018). Luoghi comuni. Pratiche di reinvenzione urbana ai Cantieri Culturali della ZIsa. In S. Borvitz (a cura di), Metabolismo e spazio simbolico. (Ri)negoziazioni, (ri)appropriazioni nella Sicilia attuale (pp. 103-120). Napoli-Salerno : Orthotes Editrice.
Luoghi comuni. Pratiche di reinvenzione urbana ai Cantieri Culturali della ZIsa
GIUBILARO, Chiara
2018-01-01
Abstract
L’8 Dicembre 2011 il Comune di Palermo pubblica un “invito a manifestare interesse” verso i Cantieri Culturali alla Zisa, un luogo che da anni versa in grave stato di abbandono. L’invito, rivolto ad imprenditori individuali, società commerciali o cooperative, operatori economici ed altri soggetti privati interessati alla gestione dei padiglioni che compongono il complesso, trova però un destinatario inatteso. Dieci giorni dopo, infatti, un gruppo di artisti, associazioni e liberi cittadini rispondono all’invito del Comune, indicendo tre giornate di assemblee, incontri, performance, proiezioni e dibattiti che riaprissero quello spazio di mezzo che l’opprimente sinergia fra amministrazione pubblica e iniziativa privata sembrava aver negato. È in questo luogo, fra i suoi padiglioni e gli eventi che li hanno abitati, che questo articolo intende muoversi. È qui, infatti, che prassi politica ed elaborazione teorica si toccano, che movimenti e occupazioni incrociano teorie e discorsi, è qui che il comune prende corpo e si fa spazio. Portando la riflessione comunitaria di Giorgio Agamben, Jean-Luc Nancy e Roberto Esposito dentro lo spazio vissuto e corporeo dei Cantieri, questo articolo intende tracciare una geografia del comune che trova nella riappropriazione degli spazi una necessaria quanto inventiva possibilità di resistenza.File | Dimensione | Formato | |
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