Il suicidio rappresenta una delle cause di morte più frequente nei paesi occidentali (negli USA è risultata seconda solo agli incidenti stradali, per i giovani tra i 15 e i 29 anni), di cui è difficile riuscire a cogliere le motivazioni e a distinguere i fattori che possono averlo provocato direttamente. Per quanto riguarda le modalità di attuazione, l’impiccamento è il più comune (in Italia costituisce il 30% dei suicidi), fanno seguito la precipitazione (20%), le armi da fuoco (adoperate in maniera quasi esclusiva dagli uomini) e l’annegamento. L’avvelenamento, l’asfissia da gas e l’investimento rappresentano le rimanenti modalità, anche se non mancano mezzi singolari , a volte molto elaborati e complessi. Le indagini che si sono occupate della valutazione del rischio nell’ambito della categoria medica, non hanno rilevato -nella popolazione maschile- una correlazione significativa tra la professione medica ed il suicidio, mentre per le donne medico è emerso un tasso fino a quattro volte più alto rispetto alla intera popolazione; un aumento consistente è stato rilevato anche a carico delle donne sposate a medici. Va notato che i medici usano con maggior frequenza i farmaci come mezzo di attuazione dell’atto suicida; sono noti anche casi di suicidi attuati mediante autoinoculazione di insulina. Viene descritto un caso di "scannamento" suicidiario, attuato da un chirurgo plastico mediante l'uso di uno strumento singolare, particolarmente tagliente, quale la lama di un “dermotomo”, potendosi quindi individuare nel suo gesto autodistruttivo un aspetto “professionale”, atteso che questi in virtù della sua professione aveva pieno accesso allo strumento chirurgico e piena conoscenza -specie anatomica- delle modalità con cui portare a compimento il gesto. Nel caso in specie si può escludere che nel determinismo del decesso sia intervenuta anche una componente farmacologica, che invece spesso si ritrova nel caso di suicidi da parte di sanitari od in associazione all’arma bianca ( tipico nello “svenamento”).

MILONE, L. (2005). Singolare caso di suicidio di un chirurgo plastico per "scannamento" a mezzo di lama di dermotomo. ZACCHIA, XXII, 139-142.

Singolare caso di suicidio di un chirurgo plastico per "scannamento" a mezzo di lama di dermotomo

MILONE, Livio
2005-01-01

Abstract

Il suicidio rappresenta una delle cause di morte più frequente nei paesi occidentali (negli USA è risultata seconda solo agli incidenti stradali, per i giovani tra i 15 e i 29 anni), di cui è difficile riuscire a cogliere le motivazioni e a distinguere i fattori che possono averlo provocato direttamente. Per quanto riguarda le modalità di attuazione, l’impiccamento è il più comune (in Italia costituisce il 30% dei suicidi), fanno seguito la precipitazione (20%), le armi da fuoco (adoperate in maniera quasi esclusiva dagli uomini) e l’annegamento. L’avvelenamento, l’asfissia da gas e l’investimento rappresentano le rimanenti modalità, anche se non mancano mezzi singolari , a volte molto elaborati e complessi. Le indagini che si sono occupate della valutazione del rischio nell’ambito della categoria medica, non hanno rilevato -nella popolazione maschile- una correlazione significativa tra la professione medica ed il suicidio, mentre per le donne medico è emerso un tasso fino a quattro volte più alto rispetto alla intera popolazione; un aumento consistente è stato rilevato anche a carico delle donne sposate a medici. Va notato che i medici usano con maggior frequenza i farmaci come mezzo di attuazione dell’atto suicida; sono noti anche casi di suicidi attuati mediante autoinoculazione di insulina. Viene descritto un caso di "scannamento" suicidiario, attuato da un chirurgo plastico mediante l'uso di uno strumento singolare, particolarmente tagliente, quale la lama di un “dermotomo”, potendosi quindi individuare nel suo gesto autodistruttivo un aspetto “professionale”, atteso che questi in virtù della sua professione aveva pieno accesso allo strumento chirurgico e piena conoscenza -specie anatomica- delle modalità con cui portare a compimento il gesto. Nel caso in specie si può escludere che nel determinismo del decesso sia intervenuta anche una componente farmacologica, che invece spesso si ritrova nel caso di suicidi da parte di sanitari od in associazione all’arma bianca ( tipico nello “svenamento”).
2005
MILONE, L. (2005). Singolare caso di suicidio di un chirurgo plastico per "scannamento" a mezzo di lama di dermotomo. ZACCHIA, XXII, 139-142.
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