Nell’ambito della teoria relazionale, viene sottolineato il bisogno di mediazione in risposta alla complessità, alla frammentazione e alla perdita di senso della nostra società, in una prospettiva trasformativa di “rigenerazione dei legami” la cui dinamica ha la radice stessa nella relazione. In risposta a ciò, la proposta nella nostra società di nuove forme di intervento, conosciute sotto il nome di mediazione di comunità, porta con sé, nella sua forma più pura, un cambiamento di paradigma rispetto al tema della cittadinanza, che viene auspicata in una forma più complessa, più capace di riconoscere la molteplicità delle appartenenze e delle lealtà e, quindi, di tollerare un livello anche molto elevato di differenziazione senza perdere la capacità di integrazione. L’intervento, ma ancora di più la cultura della mediazione, collocandosi nel cuore della dialettica tra libertà e controllo sociale, costituisce uno strumento cruciale per rendere operativo il concetto di cittadinanza societaria inteso come quel complesso di norme, libertà e vincoli che non stanno né nei semplici individui (come soggetti astratti), né nei sistemi, ma nella relazione sociale intesa come azione reciproca, reale e piena tra i soggetti. Con queste basi, l’intervento di mediazione può essere strumento di cura dei legami sociali e, dove possibile, di creazione e promozione di relazioni sociali. Nel caso degli immigrati, coerentemente con queste premesse, l’intervento si dovrebbe sostanziare in iniziative atte a far acquisire, alle persone immigrate, conoscenze e strumenti per interloquire in una posizione di parità, come una scuola di cittadinanza – intesa come avvicinamento e appropriazione di fondamenti, potenzialità, opportunità della multiforme realtà italiana e locale e conoscenza dei limiti della stessa. Perché ciò sia possibile, è necessario un arricchimento dei significati associati al termine stesso di interculturalità, con contenuti più sostanziali, quali la promozione dei diritti umani e la rimozione delle cause della debolezza; la partecipazione autentica e attiva degli immigrati nelle comunità ospitanti; la possibilità per gli immigrati di contribuire a definire le “regole del gioco”. Un processo interculturale di cittadinanza è un processo dinamico, realizzato tra attori consapevoli della uguaglianza tra tutti i soggetti coinvolti nella relazione. La prospettiva è quella di un pluralismo dialettico che riveda anche le categorie fondanti il concetto di cittadinanza, coniugando universalità dei diritti e riconoscimento delle identità soggettive e culturali. La presenza del mediatore è allora essenziale per garantire le pari opportunità nel confronto e per evitare di incorrere nel rischio delle etnicizzazioni.

DI ROSA RT (2005). Mediazione, diritti sociali e nuove cittadinanze. ESPERIENZE SOCIALI, 2005, 84-101.

Mediazione, diritti sociali e nuove cittadinanze

DI ROSA, Roberta Teresa
2005-01-01

Abstract

Nell’ambito della teoria relazionale, viene sottolineato il bisogno di mediazione in risposta alla complessità, alla frammentazione e alla perdita di senso della nostra società, in una prospettiva trasformativa di “rigenerazione dei legami” la cui dinamica ha la radice stessa nella relazione. In risposta a ciò, la proposta nella nostra società di nuove forme di intervento, conosciute sotto il nome di mediazione di comunità, porta con sé, nella sua forma più pura, un cambiamento di paradigma rispetto al tema della cittadinanza, che viene auspicata in una forma più complessa, più capace di riconoscere la molteplicità delle appartenenze e delle lealtà e, quindi, di tollerare un livello anche molto elevato di differenziazione senza perdere la capacità di integrazione. L’intervento, ma ancora di più la cultura della mediazione, collocandosi nel cuore della dialettica tra libertà e controllo sociale, costituisce uno strumento cruciale per rendere operativo il concetto di cittadinanza societaria inteso come quel complesso di norme, libertà e vincoli che non stanno né nei semplici individui (come soggetti astratti), né nei sistemi, ma nella relazione sociale intesa come azione reciproca, reale e piena tra i soggetti. Con queste basi, l’intervento di mediazione può essere strumento di cura dei legami sociali e, dove possibile, di creazione e promozione di relazioni sociali. Nel caso degli immigrati, coerentemente con queste premesse, l’intervento si dovrebbe sostanziare in iniziative atte a far acquisire, alle persone immigrate, conoscenze e strumenti per interloquire in una posizione di parità, come una scuola di cittadinanza – intesa come avvicinamento e appropriazione di fondamenti, potenzialità, opportunità della multiforme realtà italiana e locale e conoscenza dei limiti della stessa. Perché ciò sia possibile, è necessario un arricchimento dei significati associati al termine stesso di interculturalità, con contenuti più sostanziali, quali la promozione dei diritti umani e la rimozione delle cause della debolezza; la partecipazione autentica e attiva degli immigrati nelle comunità ospitanti; la possibilità per gli immigrati di contribuire a definire le “regole del gioco”. Un processo interculturale di cittadinanza è un processo dinamico, realizzato tra attori consapevoli della uguaglianza tra tutti i soggetti coinvolti nella relazione. La prospettiva è quella di un pluralismo dialettico che riveda anche le categorie fondanti il concetto di cittadinanza, coniugando universalità dei diritti e riconoscimento delle identità soggettive e culturali. La presenza del mediatore è allora essenziale per garantire le pari opportunità nel confronto e per evitare di incorrere nel rischio delle etnicizzazioni.
2005
DI ROSA RT (2005). Mediazione, diritti sociali e nuove cittadinanze. ESPERIENZE SOCIALI, 2005, 84-101.
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