Il saggio prende in esame la recente decisione resa dalla Supreme Court del Regno Unito nel caso Rodhes v. OPO and another il 20 maggio 2015, che rievoca - alla luce di un’attenta ricostruzione storica - e conferma l’attualità del precedente reso nel 1897 dalla Queen’s Bench Division nel caso Wilkinson and another v. Downton, in tema di intentional infliction of harm. Il lavoro, dopo aver ricostruito il case law inglese successivo alla pronuncia del 1897 e l’evoluzione registratasi nell’ordinamento giuridico inglese in materia di danno alla persona, si concentra sulla pronuncia resa dalla House of Lords nel 2003 nel caso Wainwright and another v. Home Office, in cui si nega al precedente del XIX secolo qualsivoglia peso nella moderna responsabilità civile inglese. Tutt’altra è la conclusione cui perviene la Supreme Court UK nel caso affrontato dodici anni dopo. La Corte Suprema, infatti, chiarisce gli elementi fondamentali attorno ai quali ruota la configurabilità del tort nato nel 1897 e riconosce ad esso un autonomo ruolo. Il saggio si sofferma, pertanto, sulla leading opinion congiunta di Lady Hale e di Lord Toulson con riguardo ai contrassegni oggettivi e soggettivi della condotta del danneggiante e sull’esame della concurring opinion del Presidente della Suprema Corte, Lord Neuberger, con riguardo ai confini del danno risarcibile. Tre, dunque, sono gli aspetti cui si dirige l’attenzione: 1) la condotta necessaria ad integrare il tort di intentional infliction of harm (words o actions); 2) i contrassegni soggettivi minimi per la sua configurazione (actual intention, recklessness, imputed intention); 3) il danno risarcibile (recognised psychiatric illness o anche solo mental distress). In conclusione, si traccia un parallelo con il diritto europeo di fonte dottrinale: nella sentenza esaminata, infatti, la Supreme Court guarda all’actual intention del danneggiante per condizionare sia l’an sia il quantum della responsabilità. Analogamente, nei Principles of European Tort Law, l’art. 2:101, nel delineare la sfera di tutela degli interessi protetti, prevede, al quinto comma, che tale ambito possa «essere influenzato anche dalla natura della responsabilità così che un interesse può trovare tutela più ampia contro lesioni dolose rispetto ad altre ipotesi»; nei Principles of European Law - Non-contractual liability arising out of damage caused to another, l’art. 6:102 rende generalmente irrisarcibile il danno di scarsa importanza, cioè il danno consistente in «annoyance, anger, disgust and repulsion which lie within the spectrum of normal, everyday feelings»; tuttavia, anche tali pregiudizi andranno risarciti ove il danneggiante abbia agito con dolo.

Petruso R (2015). L’Intentional Infliction of Harm secondo la Supreme Court del Regno Unito. ANNUARIO DI DIRITTO COMPARATO E DI STUDI LEGISLATIVI, 535-576.

L’Intentional Infliction of Harm secondo la Supreme Court del Regno Unito

PETRUSO, Rosario
2015-01-01

Abstract

Il saggio prende in esame la recente decisione resa dalla Supreme Court del Regno Unito nel caso Rodhes v. OPO and another il 20 maggio 2015, che rievoca - alla luce di un’attenta ricostruzione storica - e conferma l’attualità del precedente reso nel 1897 dalla Queen’s Bench Division nel caso Wilkinson and another v. Downton, in tema di intentional infliction of harm. Il lavoro, dopo aver ricostruito il case law inglese successivo alla pronuncia del 1897 e l’evoluzione registratasi nell’ordinamento giuridico inglese in materia di danno alla persona, si concentra sulla pronuncia resa dalla House of Lords nel 2003 nel caso Wainwright and another v. Home Office, in cui si nega al precedente del XIX secolo qualsivoglia peso nella moderna responsabilità civile inglese. Tutt’altra è la conclusione cui perviene la Supreme Court UK nel caso affrontato dodici anni dopo. La Corte Suprema, infatti, chiarisce gli elementi fondamentali attorno ai quali ruota la configurabilità del tort nato nel 1897 e riconosce ad esso un autonomo ruolo. Il saggio si sofferma, pertanto, sulla leading opinion congiunta di Lady Hale e di Lord Toulson con riguardo ai contrassegni oggettivi e soggettivi della condotta del danneggiante e sull’esame della concurring opinion del Presidente della Suprema Corte, Lord Neuberger, con riguardo ai confini del danno risarcibile. Tre, dunque, sono gli aspetti cui si dirige l’attenzione: 1) la condotta necessaria ad integrare il tort di intentional infliction of harm (words o actions); 2) i contrassegni soggettivi minimi per la sua configurazione (actual intention, recklessness, imputed intention); 3) il danno risarcibile (recognised psychiatric illness o anche solo mental distress). In conclusione, si traccia un parallelo con il diritto europeo di fonte dottrinale: nella sentenza esaminata, infatti, la Supreme Court guarda all’actual intention del danneggiante per condizionare sia l’an sia il quantum della responsabilità. Analogamente, nei Principles of European Tort Law, l’art. 2:101, nel delineare la sfera di tutela degli interessi protetti, prevede, al quinto comma, che tale ambito possa «essere influenzato anche dalla natura della responsabilità così che un interesse può trovare tutela più ampia contro lesioni dolose rispetto ad altre ipotesi»; nei Principles of European Law - Non-contractual liability arising out of damage caused to another, l’art. 6:102 rende generalmente irrisarcibile il danno di scarsa importanza, cioè il danno consistente in «annoyance, anger, disgust and repulsion which lie within the spectrum of normal, everyday feelings»; tuttavia, anche tali pregiudizi andranno risarciti ove il danneggiante abbia agito con dolo.
2015
Petruso R (2015). L’Intentional Infliction of Harm secondo la Supreme Court del Regno Unito. ANNUARIO DI DIRITTO COMPARATO E DI STUDI LEGISLATIVI, 535-576.
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