Tra la fine del XVI secolo e la metà del XVII, la Sicilia attraversò una fase di profondi mutamenti sociali ed economici. Tali rivolgimenti, da inserire nel più ampio quadro politico legato alle vicende – economiche, ma non solo – della monarchia spagnola, diventano importanti chiavi di lettura del processo di ridefinizione delle gerarchie in seno all’aristocrazia isolana. Le sempre più cospicue esigenze finanziarie della Corona – in particolar modo negli anni dei regni di Filippo III e Filippo IV – diedero origine a una massiccia mercificazione di onori, titoli e mercedes, la cui immediata conseguenza fu – soprattutto attraverso i nuovi accessi al braccio baronale del parlamento e la concessione della giurisdizione del mero e mixto impero – un rafforzamento del blocco nobiliare. L’allargamento delle maglie dell’alta aristocrazia coinvolse anche il ceto ministeriale: molti alti magistrati, infatti, riuscirono a cavalcare la crisi finanziaria e ad avvantaggiarsi dei guadagni della professione forense; in definitiva, “dal ministero, l’ascesa sociale conduceva al possesso della terra ed all’acquisto del titolo”. Fra le diverse famiglie di togati siciliani – quali per esempio i Mastrilli, i Celestre, i Rao – si traccerà in questa sede la traiettoria della famiglia Di Napoli, emblematica non soltanto dei fenomeni finora descritti – passaggio dagli uffici al feudo – ma anche di un modus agendi che porterà alcuni dei membri della famiglia a intrecciare sapientemente acquisti di terre e baronie (per garantiere a sè e ai successori la possibilità di percorrere “la scala degli onori”) e attribuzione di cariche pubbliche, non soltanto all’interno dei confini del regno.
Favaro', V. (2015). Carreras transacionales en la Sicilia moderna: los Di Napoli entre los siglos XVII y XVIII. In G. Muto, A. Terrasa Lozano (a cura di), Estrategia Culturales y circulación de la nueva nobleza en Europa (pp. 155-170). Madrid : Ediciones Doce Calles.
Carreras transacionales en la Sicilia moderna: los Di Napoli entre los siglos XVII y XVIII
FAVARO', Valentina
2015-01-01
Abstract
Tra la fine del XVI secolo e la metà del XVII, la Sicilia attraversò una fase di profondi mutamenti sociali ed economici. Tali rivolgimenti, da inserire nel più ampio quadro politico legato alle vicende – economiche, ma non solo – della monarchia spagnola, diventano importanti chiavi di lettura del processo di ridefinizione delle gerarchie in seno all’aristocrazia isolana. Le sempre più cospicue esigenze finanziarie della Corona – in particolar modo negli anni dei regni di Filippo III e Filippo IV – diedero origine a una massiccia mercificazione di onori, titoli e mercedes, la cui immediata conseguenza fu – soprattutto attraverso i nuovi accessi al braccio baronale del parlamento e la concessione della giurisdizione del mero e mixto impero – un rafforzamento del blocco nobiliare. L’allargamento delle maglie dell’alta aristocrazia coinvolse anche il ceto ministeriale: molti alti magistrati, infatti, riuscirono a cavalcare la crisi finanziaria e ad avvantaggiarsi dei guadagni della professione forense; in definitiva, “dal ministero, l’ascesa sociale conduceva al possesso della terra ed all’acquisto del titolo”. Fra le diverse famiglie di togati siciliani – quali per esempio i Mastrilli, i Celestre, i Rao – si traccerà in questa sede la traiettoria della famiglia Di Napoli, emblematica non soltanto dei fenomeni finora descritti – passaggio dagli uffici al feudo – ma anche di un modus agendi che porterà alcuni dei membri della famiglia a intrecciare sapientemente acquisti di terre e baronie (per garantiere a sè e ai successori la possibilità di percorrere “la scala degli onori”) e attribuzione di cariche pubbliche, non soltanto all’interno dei confini del regno.File | Dimensione | Formato | |
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