La sintesi proposta dell’archeologia della Sicilia romana, seppure all’interno di limiti tassativi previsti nel progetto editoriale della collana che la ospita, e di uno schema concepito per tutte le circoscrizioni dell’impero romano, ha dato per la prima volta l’opportunità di riconsiderare la provincia Sicilia secondo una visuale più ampia – quella appunto dell’Impero – in un’ottica necessariamente svincolata dal giudizio di valore (negativo, nella critica moderna) sul quadro dell’isola al confronto con il periodo pre-romano, da un lato, e la “rinascita” tardoantica, dall’altro. La Sicilia romana ha infatti risentito di un persistente pregiudizio storiografico, insito nella sua natura di regione dell’Italia ma al contempo da questa distinta (isola e provincia), sede prima dell’annessione all’impero di prestigiose realtà politico-culturali al cui studio si sono dedicate ben maggiori energie, mentre l’esame delle dinamiche ed esiti della provincializzazione restava per lo più vincolato ai clichés delle fonti letterarie (ovviamente poco interessate ai fenomeni di lunga durata e di scarso rilievo evenemenziale registrati dall’archeologia), trascurandosi i dati materiali e l’incidenza dei fattori della “romanizzazione”, nei termini complessi che l’indagine sulle altre realtà provinciali contribuisce a mettere in luce. Una riflessione criticamente aggiornata e l’accrescimento esponenziale dei dati archeologici forniti dalle indagini sul campo, in particolare dopo l’edizione nel 1990 della prima monografia sull’archeologia della Sicilia romana (limitata all’età imperiale) ad opera di Roger Wilson, hanno consentito di delineare un quadro nuovo, seppure “in fieri”, non solo delle conoscenze, assai più consistenti di quanto solo pochi anni prima non s’immaginasse, ma anche dei punti critici e delle prospettive di approfondimento demandate a future ricerche, finalmente orientate verso approcci più sistematici e pluralistici. Un dato di estremo rilievo è la possibilità, adesso, di articolare diacronicamente e sincronicamente i fenomeni, come appare nelle sezioni dedicate alla città e al territorio e allo sfruttamento delle risorse e alle attività produttive, che lasciano percepire la ricchezza di spunti per ulteriori indagini, ma anche alla variegata fisionomia culturale, degna di specifico interesse. A fronte di un’immagine statica e negativa del periodo provinciale, sotto il segno del regresso e, tutt’al più, della “fossilizzazione” di aspetti culturali risalenti alla fase preromana prima del “risveglio” nel IV secolo d.C., legato agli interessi del patriziato romano e al potenziamento dell’asse Roma-Africa (di cui è emblema la celebre villa di Piazza Armerina), un’analisi non preconcetta dei dati consente di cogliere invece una serie di dinamiche evolutive, con importanti momenti di svolta nella fase delle due prime guerre puniche, tra il tardo II e il primo terzo del I secolo a.C., sotto Augusto, di nuovo dall’avanzato I secolo d.C. e nell’età dei Severi, e infine nel Tardo Antico; e soprattutto una varietà e complessità di situazioni specifiche che rispondono a differenze di sostrati e dati economico-ambientali, a fattori politici e culturali che innescano fenomeni di adeguamento e linee di sviluppo materialmente percepibili, in relazione sia con l’Urbe e le sue classi dirigenti, sia con il contesto mediterraneo nelle cui reti di connettività s’inserisce l’isola, attraverso i suoi poli produttivi ed economico-culturali via via emergenti.

PORTALE EC, ANGIOLILLO S, VISMARA C (2005). Le grandi isole del Mediterraneo occidentale: Sicilia Sardinia Corsica. ROMA : L'"Erma" di Bretschneider.

Le grandi isole del Mediterraneo occidentale: Sicilia Sardinia Corsica

PORTALE, Elisa Chiara;
2005-01-01

Abstract

La sintesi proposta dell’archeologia della Sicilia romana, seppure all’interno di limiti tassativi previsti nel progetto editoriale della collana che la ospita, e di uno schema concepito per tutte le circoscrizioni dell’impero romano, ha dato per la prima volta l’opportunità di riconsiderare la provincia Sicilia secondo una visuale più ampia – quella appunto dell’Impero – in un’ottica necessariamente svincolata dal giudizio di valore (negativo, nella critica moderna) sul quadro dell’isola al confronto con il periodo pre-romano, da un lato, e la “rinascita” tardoantica, dall’altro. La Sicilia romana ha infatti risentito di un persistente pregiudizio storiografico, insito nella sua natura di regione dell’Italia ma al contempo da questa distinta (isola e provincia), sede prima dell’annessione all’impero di prestigiose realtà politico-culturali al cui studio si sono dedicate ben maggiori energie, mentre l’esame delle dinamiche ed esiti della provincializzazione restava per lo più vincolato ai clichés delle fonti letterarie (ovviamente poco interessate ai fenomeni di lunga durata e di scarso rilievo evenemenziale registrati dall’archeologia), trascurandosi i dati materiali e l’incidenza dei fattori della “romanizzazione”, nei termini complessi che l’indagine sulle altre realtà provinciali contribuisce a mettere in luce. Una riflessione criticamente aggiornata e l’accrescimento esponenziale dei dati archeologici forniti dalle indagini sul campo, in particolare dopo l’edizione nel 1990 della prima monografia sull’archeologia della Sicilia romana (limitata all’età imperiale) ad opera di Roger Wilson, hanno consentito di delineare un quadro nuovo, seppure “in fieri”, non solo delle conoscenze, assai più consistenti di quanto solo pochi anni prima non s’immaginasse, ma anche dei punti critici e delle prospettive di approfondimento demandate a future ricerche, finalmente orientate verso approcci più sistematici e pluralistici. Un dato di estremo rilievo è la possibilità, adesso, di articolare diacronicamente e sincronicamente i fenomeni, come appare nelle sezioni dedicate alla città e al territorio e allo sfruttamento delle risorse e alle attività produttive, che lasciano percepire la ricchezza di spunti per ulteriori indagini, ma anche alla variegata fisionomia culturale, degna di specifico interesse. A fronte di un’immagine statica e negativa del periodo provinciale, sotto il segno del regresso e, tutt’al più, della “fossilizzazione” di aspetti culturali risalenti alla fase preromana prima del “risveglio” nel IV secolo d.C., legato agli interessi del patriziato romano e al potenziamento dell’asse Roma-Africa (di cui è emblema la celebre villa di Piazza Armerina), un’analisi non preconcetta dei dati consente di cogliere invece una serie di dinamiche evolutive, con importanti momenti di svolta nella fase delle due prime guerre puniche, tra il tardo II e il primo terzo del I secolo a.C., sotto Augusto, di nuovo dall’avanzato I secolo d.C. e nell’età dei Severi, e infine nel Tardo Antico; e soprattutto una varietà e complessità di situazioni specifiche che rispondono a differenze di sostrati e dati economico-ambientali, a fattori politici e culturali che innescano fenomeni di adeguamento e linee di sviluppo materialmente percepibili, in relazione sia con l’Urbe e le sue classi dirigenti, sia con il contesto mediterraneo nelle cui reti di connettività s’inserisce l’isola, attraverso i suoi poli produttivi ed economico-culturali via via emergenti.
2005
Settore L-ANT/07 - Archeologia Classica
88-8265-341-2
PORTALE EC, ANGIOLILLO S, VISMARA C (2005). Le grandi isole del Mediterraneo occidentale: Sicilia Sardinia Corsica. ROMA : L'"Erma" di Bretschneider.
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