L’architetto Paolo Labisi , uno dei principali protagonisti della ricostruzione settecentesca in Val di Noto, si differenza dalle coeve figure di spicco (spesso di formazione cantieristica o di bottega) per lo svolgimento di una comprovata attività di teorico e di disegnatore che si racconta in una serie di manoscritti e tavole progettuali, da lui realizzati e oggi custoditi presso la Biblioteca Comunale di Noto. Tra i manoscritti si distingue un volume rilegato a libro con copertina in pergamena, fogli interni in carta vergellata e filigranata, che risulta uno scritto teorico corredato da disegni - dei quali si attribuisce la paternità al Labisi – che forse poteva essere destinato alla stampa ma che, per motivi ignoti, rimase riservato all’uso di taccuino privato, come si può leggere nel frontespizio che riporta la seguente scritta in nota: «Per uso proprio dell’Architetto Reggio della Città di Noto Dn.: Paolo Labisi» La parte relativa al testo restituisce la traduzione, trascrizione e talora rielaborazione del trattato del filosofo e matematico tedesco Christian Wolff Elementa Matheseos Universae (IV tomo) , curata dal sacerdote-studioso Francesco Maria Sortino, secondo quanto viene specificato nel suddetto frontespizio e che una cronaca locale descrive quale «precettore» del Labisi . La parte grafica propone una serie di modelli di porte e finestre il cui repertorio formale di riferimento può apparire abbastanza ampio ad una prima impressione potendosi comunque inquadrare come una delle tante derivate ramificazioni del fenomeno editoriale romano (principalmente la parte seconda del Perspectiva Pictorum… di Andrea Pozzo e la parte prima dello Studio di Architettura Civile di Domenico De Rossi), invece per quanto riguarda gli ornati si possono individuare palesi spunti presi da autori tedeschi (in particolare Paul Decker ) e francesi (come dalle incisioni di Jéan Bérain). Come succede con altri esempi di repertori settecenteschi dove è stato impiegato un metodo eclettico nella composizione degli elementi, utilizzando più modelli di base mescolati, risulta difficile individuare una matrice comune. Per quanto riguarda l’applicazione diretta in opere costruite e per i riflessi che la raccolta di Labisi può avere prodotto nelle architetture della città di Noto si analizzano alcuni esempi scelti: due casi individuati e documentati sono per mano dello stesso Paolo Labisi e in un ulteriore esempio interviene suo figlio Bernardo.

Bares, M.M. (2013). Porte e finestre di Paolo Labisi in un manoscritto del 1746 (?). In Scaduto F. (a cura di), Libri, incisioni e immagini di architettura come fonti per il progetto in Italia (pp. 75-92). palermo : Edizioni Caracol.

Porte e finestre di Paolo Labisi in un manoscritto del 1746 (?)

BARES, Maria Mercedes
2013-01-01

Abstract

L’architetto Paolo Labisi , uno dei principali protagonisti della ricostruzione settecentesca in Val di Noto, si differenza dalle coeve figure di spicco (spesso di formazione cantieristica o di bottega) per lo svolgimento di una comprovata attività di teorico e di disegnatore che si racconta in una serie di manoscritti e tavole progettuali, da lui realizzati e oggi custoditi presso la Biblioteca Comunale di Noto. Tra i manoscritti si distingue un volume rilegato a libro con copertina in pergamena, fogli interni in carta vergellata e filigranata, che risulta uno scritto teorico corredato da disegni - dei quali si attribuisce la paternità al Labisi – che forse poteva essere destinato alla stampa ma che, per motivi ignoti, rimase riservato all’uso di taccuino privato, come si può leggere nel frontespizio che riporta la seguente scritta in nota: «Per uso proprio dell’Architetto Reggio della Città di Noto Dn.: Paolo Labisi» La parte relativa al testo restituisce la traduzione, trascrizione e talora rielaborazione del trattato del filosofo e matematico tedesco Christian Wolff Elementa Matheseos Universae (IV tomo) , curata dal sacerdote-studioso Francesco Maria Sortino, secondo quanto viene specificato nel suddetto frontespizio e che una cronaca locale descrive quale «precettore» del Labisi . La parte grafica propone una serie di modelli di porte e finestre il cui repertorio formale di riferimento può apparire abbastanza ampio ad una prima impressione potendosi comunque inquadrare come una delle tante derivate ramificazioni del fenomeno editoriale romano (principalmente la parte seconda del Perspectiva Pictorum… di Andrea Pozzo e la parte prima dello Studio di Architettura Civile di Domenico De Rossi), invece per quanto riguarda gli ornati si possono individuare palesi spunti presi da autori tedeschi (in particolare Paul Decker ) e francesi (come dalle incisioni di Jéan Bérain). Come succede con altri esempi di repertori settecenteschi dove è stato impiegato un metodo eclettico nella composizione degli elementi, utilizzando più modelli di base mescolati, risulta difficile individuare una matrice comune. Per quanto riguarda l’applicazione diretta in opere costruite e per i riflessi che la raccolta di Labisi può avere prodotto nelle architetture della città di Noto si analizzano alcuni esempi scelti: due casi individuati e documentati sono per mano dello stesso Paolo Labisi e in un ulteriore esempio interviene suo figlio Bernardo.
2013
Settore ICAR/18 - Storia Dell'Architettura
Bares, M.M. (2013). Porte e finestre di Paolo Labisi in un manoscritto del 1746 (?). In Scaduto F. (a cura di), Libri, incisioni e immagini di architettura come fonti per il progetto in Italia (pp. 75-92). palermo : Edizioni Caracol.
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