Abstract La fine del secolo breve ha definito la globalizzazione come mainstream politico sociale e intellettuale. L’Ottocento della rivoluzione industriale determina un modello in cui il progresso tecnologico e la crescita economica avrebbero dovuto emancipare i popoli, seguendo il credo liberale, dispensando benessere e democrazia. Il modello intellettuale e di vita basato sul mercato autoregolato definisce un mondo sempre tendente alla crisi materiale e intellettuale. Le bolle speculative e le ricorrenti crisi economiche hanno definito una realtà asimmetrica rispetto alla teoria. Karl Polanyi ricostruisce abilmente sia tutti gli stadi evolutivi della trasformazione sociale che conducono alla società basata sul profitto, sia il fallibilismo delle teorie economiche liberali. La seconda metà del Novecento ci ha illuso che la trasformazione fosse conclusa per effetto di un equilibrio raggiunto. Al contrario, il quadro contemporaneo delinea un ulteriore stadio della trasformazione in cui ritornano alcuni elementi: le economie dei paesi emergenti, la fragilità della moneta, le agitazioni sociali, le tensioni tra nazioni nel quadro globale. Riusciremo a interrompere la continua trasformazione definendo un nuovo paradigma filosofico, politico e sociale? La grande trasformazione continua attraverso nuove metafore realizzate, in cui possiamo ritrovare fatti del passato che hanno segnato la nostra storia. L’indebolirsi dello “Stato nazione”, la metamorfosi economica del capitalismo, l’avvento delle nuove tecnologie, concorrono nel ridescrivere lo spazio della democrazia come sistema di cooperazione. Un individuo debole è il prodotto dell’incertezza del quadro odierno, affetto dalla sensazione di essere privo di un paradigma dell’esistenza. Il pragmatismo filosofico di Richard Rorty definisce una prospettiva concettuale utile alla risoluzione di problemi contingenti: una forma di emancipazione dalla serialità moderna muove l’individuo pragmatista. L’incertezza del quotidiano è eletta a valore costruttivo e contingente soltanto in riferimento ad un passato ormai ricostruito. Al contrario la modernità proponeva la filosofia della certezza scientifica, una contraddizione secondo cui la certezza teorica mostra limiti oggettivi e l’esistenza è contraddistinta dall’alienazione individuale. Oggi l’innovazione tecnologica si propone, non per la prima volta nella storia, di traghettare la società verso un paradigma dell’ottimizzazione economica e sociale. Un nuovo sistema basato sulla collaborazione, come descritto da Richard Sennet, definirà un nuovo paradigma di lunga durata in grado di dare nuova linfa alla democrazia? Una nuova utopia rilancia l’esperienza pre marxista basata sulla collaborazione, che trova nella dimensione urbana una realizzazione pragmatica. Ci attende una società a costo marginale zero come sostenuto da Jeremy Rifkin? Per il pragmatista l’ottimo è nemico del bene: una società in equilibrio in cui il profitto non è l’unico demiurgo sarebbe un risultato sufficiente. Un mondo complesso rilancia la figura dell’intellettuale capace di interpretare il linguaggio contingente della complessità. L’intellettuale pragmatista è un artigiano rinascimentale della società postmoderna, ricostruisce le metafore utili alla collaborazione attraverso l’immaginazione e cerca di diffonderne una pratica quotidiana condivisa. Il saggio intende ricostruire un momento di ennesima trasformazione politica e sociale secondo tre punti di riferimento concettuali: istituzioni politiche ed economia globale, il pragmatismo come filosofia di riferimento, la social innovation e l’ITC come strumenti di collaborazione comunitaria.

Domenico Agnello (2015). Pragmatic revolution. Roma : Aracne Editore.

Pragmatic revolution

AGNELLO, Domenico
2015-01-01

Abstract

Abstract La fine del secolo breve ha definito la globalizzazione come mainstream politico sociale e intellettuale. L’Ottocento della rivoluzione industriale determina un modello in cui il progresso tecnologico e la crescita economica avrebbero dovuto emancipare i popoli, seguendo il credo liberale, dispensando benessere e democrazia. Il modello intellettuale e di vita basato sul mercato autoregolato definisce un mondo sempre tendente alla crisi materiale e intellettuale. Le bolle speculative e le ricorrenti crisi economiche hanno definito una realtà asimmetrica rispetto alla teoria. Karl Polanyi ricostruisce abilmente sia tutti gli stadi evolutivi della trasformazione sociale che conducono alla società basata sul profitto, sia il fallibilismo delle teorie economiche liberali. La seconda metà del Novecento ci ha illuso che la trasformazione fosse conclusa per effetto di un equilibrio raggiunto. Al contrario, il quadro contemporaneo delinea un ulteriore stadio della trasformazione in cui ritornano alcuni elementi: le economie dei paesi emergenti, la fragilità della moneta, le agitazioni sociali, le tensioni tra nazioni nel quadro globale. Riusciremo a interrompere la continua trasformazione definendo un nuovo paradigma filosofico, politico e sociale? La grande trasformazione continua attraverso nuove metafore realizzate, in cui possiamo ritrovare fatti del passato che hanno segnato la nostra storia. L’indebolirsi dello “Stato nazione”, la metamorfosi economica del capitalismo, l’avvento delle nuove tecnologie, concorrono nel ridescrivere lo spazio della democrazia come sistema di cooperazione. Un individuo debole è il prodotto dell’incertezza del quadro odierno, affetto dalla sensazione di essere privo di un paradigma dell’esistenza. Il pragmatismo filosofico di Richard Rorty definisce una prospettiva concettuale utile alla risoluzione di problemi contingenti: una forma di emancipazione dalla serialità moderna muove l’individuo pragmatista. L’incertezza del quotidiano è eletta a valore costruttivo e contingente soltanto in riferimento ad un passato ormai ricostruito. Al contrario la modernità proponeva la filosofia della certezza scientifica, una contraddizione secondo cui la certezza teorica mostra limiti oggettivi e l’esistenza è contraddistinta dall’alienazione individuale. Oggi l’innovazione tecnologica si propone, non per la prima volta nella storia, di traghettare la società verso un paradigma dell’ottimizzazione economica e sociale. Un nuovo sistema basato sulla collaborazione, come descritto da Richard Sennet, definirà un nuovo paradigma di lunga durata in grado di dare nuova linfa alla democrazia? Una nuova utopia rilancia l’esperienza pre marxista basata sulla collaborazione, che trova nella dimensione urbana una realizzazione pragmatica. Ci attende una società a costo marginale zero come sostenuto da Jeremy Rifkin? Per il pragmatista l’ottimo è nemico del bene: una società in equilibrio in cui il profitto non è l’unico demiurgo sarebbe un risultato sufficiente. Un mondo complesso rilancia la figura dell’intellettuale capace di interpretare il linguaggio contingente della complessità. L’intellettuale pragmatista è un artigiano rinascimentale della società postmoderna, ricostruisce le metafore utili alla collaborazione attraverso l’immaginazione e cerca di diffonderne una pratica quotidiana condivisa. Il saggio intende ricostruire un momento di ennesima trasformazione politica e sociale secondo tre punti di riferimento concettuali: istituzioni politiche ed economia globale, il pragmatismo come filosofia di riferimento, la social innovation e l’ITC come strumenti di collaborazione comunitaria.
2015
Settore SPS/01 - Filosofia Politica
Settore SPS/03 - Storia Delle Istituzioni Politiche
Settore SPS/02 - Storia Delle Dottrine Politiche
978-88-548-7971-3
Domenico Agnello (2015). Pragmatic revolution. Roma : Aracne Editore.
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