Al di là di ogni pretesa universale ricorrenza di forme espressive di carattere coreutico, della possibilità di ricondurle entro una o più tipologie funzionali (stante, se non altro, la diversità delle concezioni del corpo e dei significati e delle funzioni ascritti ai suoi movimenti presso le diverse culture), può dirsi, venendo a guardare contesti storicamente e etnograficamente ben documentati, che numerose attività rituali, presso molteplici culture, sono state e sono caratterizzate da attività coreutiche intese a illustrare in modo particolarmente esplicito – pur secondo codici gestuali culturalmente variabili – l’esistenza di una relazione tra competenze ed atti che presuppongono un sistema di credenze (religiose) nonché, correlatamente, una precisa visione dell’ordinamento sociale e del sistema di valori a questo soggiacente. L’esistenza di questa relazione consente di ipotizzare, e non di rado di verificare, quanto l’esecuzione reiterata di sequenze di movimenti coreutici contribuisca, all’interno di precisi contesti rituali, alla introiezione di credenze, saperi e modalità comportamentali socialmente accettati e condivisi, facendosi così strumento di incorporazione delle norme e dell’etica sociali. La verifica di alcune ipotesi circa le funzioni assolte da certe tipologie di danza e le relazioni tra queste intercorrenti, nonché una riflessione sui meccanismi che consentono a certe danze rituali di produrre sugli individui effetti permanenti di notevole ricaduta sociale, sono parte rilevante della presente ricerca; una ricerca che, muovendo dall’esame di peculiari forme di danza armata diffuse nella Grecia antica per arrivare a pratiche coreutiche tutt’oggi osservabili in diversi contesti festivi siciliani, necessariamente si addentra in ambiti non abitualmente frequentati dagli antropologi e si misura con metodi e con competenze propri di altri ambiti disciplinari. Occupandosi dello studio di specifiche performances coreutiche, questa non può e non vuole proporre letture di carattere generale e non ambisce a produrre affermazioni estendibili a tutte quelle forme espressive corporee che studiosi di varie discipline hanno qualificato come danze; vuole piuttosto rilevare la consistenza delle funzioni che certe danze, formalmente assimilabili in ragione della condivisione dei simboli rituali delle armi, della contesa e della forza virile, hanno detenuto all’interno di specifici contesti culturali e, di converso, individuare l’eventuale ricorrenza di questi valori funzionali in associazione a certe tipologie coreutiche non necessariamente armate, senza peraltro procedere a comparazioni azzardate e pretendere di istituire diretti rapporti di filiazione e ininterrotte continuità.

Buttitta, I. (2014). La danza di Ares. Forme e funzioni delle danze armate. Acireale - Roma : Gruppo Editoriale Bonanno s.r.l..

La danza di Ares. Forme e funzioni delle danze armate

BUTTITTA, Ignazio
2014-01-01

Abstract

Al di là di ogni pretesa universale ricorrenza di forme espressive di carattere coreutico, della possibilità di ricondurle entro una o più tipologie funzionali (stante, se non altro, la diversità delle concezioni del corpo e dei significati e delle funzioni ascritti ai suoi movimenti presso le diverse culture), può dirsi, venendo a guardare contesti storicamente e etnograficamente ben documentati, che numerose attività rituali, presso molteplici culture, sono state e sono caratterizzate da attività coreutiche intese a illustrare in modo particolarmente esplicito – pur secondo codici gestuali culturalmente variabili – l’esistenza di una relazione tra competenze ed atti che presuppongono un sistema di credenze (religiose) nonché, correlatamente, una precisa visione dell’ordinamento sociale e del sistema di valori a questo soggiacente. L’esistenza di questa relazione consente di ipotizzare, e non di rado di verificare, quanto l’esecuzione reiterata di sequenze di movimenti coreutici contribuisca, all’interno di precisi contesti rituali, alla introiezione di credenze, saperi e modalità comportamentali socialmente accettati e condivisi, facendosi così strumento di incorporazione delle norme e dell’etica sociali. La verifica di alcune ipotesi circa le funzioni assolte da certe tipologie di danza e le relazioni tra queste intercorrenti, nonché una riflessione sui meccanismi che consentono a certe danze rituali di produrre sugli individui effetti permanenti di notevole ricaduta sociale, sono parte rilevante della presente ricerca; una ricerca che, muovendo dall’esame di peculiari forme di danza armata diffuse nella Grecia antica per arrivare a pratiche coreutiche tutt’oggi osservabili in diversi contesti festivi siciliani, necessariamente si addentra in ambiti non abitualmente frequentati dagli antropologi e si misura con metodi e con competenze propri di altri ambiti disciplinari. Occupandosi dello studio di specifiche performances coreutiche, questa non può e non vuole proporre letture di carattere generale e non ambisce a produrre affermazioni estendibili a tutte quelle forme espressive corporee che studiosi di varie discipline hanno qualificato come danze; vuole piuttosto rilevare la consistenza delle funzioni che certe danze, formalmente assimilabili in ragione della condivisione dei simboli rituali delle armi, della contesa e della forza virile, hanno detenuto all’interno di specifici contesti culturali e, di converso, individuare l’eventuale ricorrenza di questi valori funzionali in associazione a certe tipologie coreutiche non necessariamente armate, senza peraltro procedere a comparazioni azzardate e pretendere di istituire diretti rapporti di filiazione e ininterrotte continuità.
2014
Settore M-DEA/01 - Discipline Demoetnoantropologiche
978-88-6318-014-5
Buttitta, I. (2014). La danza di Ares. Forme e funzioni delle danze armate. Acireale - Roma : Gruppo Editoriale Bonanno s.r.l..
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/102771
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