Il presente lavoro affronta la questione del rapporto fra cultura visuale e pratiche di conoscenza storica e scientifica nel secondo Seicento, attraverso l’esame della vicenda intellettuale di Agostino Scilla (Messina 1629- Roma 1700) pittore, antiquario e filosofo naturale di scuola galileiana. L’ipotesi che si intende dimostrare è che la molteplicità prismatica della vicenda intellettuale di Scilla, finora poco conosciuta e affrontata attraverso gli approcci mutuamente esclusivi della storia dell’arte e della storia della scienza, possa essere ricondotta a coerenza attraverso un approccio ravvicinato alla questione della cultura visuale, espressa tanto nell’attività pittorica quanto nella produzione trattatistica, scientifica e storiografica, di questo autore. In tal senso, si tratta di un caso-studio privilegiato attraverso cui mettere a fuoco il passaggio cruciale dall’enciclopedismo rinascimentale alla specializzazione settecentesca del sapere. Questo passaggio si configura come il dominio della cognitio historica, intesa - in modo non ovvio - come approccio ancora trasversale alla conoscenza della natura e dell’uomo, fondato sull’analisi empirica delle testimonianze materiali, che trova il suo fulcro nella nuova legittimazione del sapere visivo della cultura moderna. L’analisi viene suddivisa come segue: Nel §1 si inquadra la biografia di Scilla nel suo contesto storico, evidenziando i nessi fra la vicenda intellettuale del pittore-filosofo ed i peculiari orientamenti culturali della sua principale committenza, l’aristocrazia municipale messinese, aperta alla scienza galileiana, all’erudizione e ad una cultura visuale rivolta a modelli europei. Il §2 si propone di fornire una nuova interpretazione iconografica dell’emblema de La vana speculazione disingannata dal senso (1670-71), un’immagine largamente utilizzata come manifesto dell’empirismo scientifico galileiano, sgombrando il campo da semplificazioni positive e individuandone piuttosto i presupposti nella cultura antiquaria romana di orientamento ermetico. Il §3 si concentra sulle pratiche cognitive comuni ai due trattati di cui Scilla è autore, La vana speculazione disingannata dal Senso (1670-71) e l’inedito manoscritto De’ Discorsi sopra alcune medaglie delle Siciliane Città, analizzato per la prima volta nel suo complesso. Le due opere, riconducibili alle odierne discipline della paleontologia e dell’antiquaria, risultano infatti strettamente intrecciate nell’episteme del secondo Seicento, che non conosce una separazione fra le due culture. Il confronto evidenzia come lo statuto dell’evidenza materiale, sia nella storia naturale che nella storia civile, sia oggetto di continua negoziazione, dove i labili confini fra vero, falso, e finto risentono dei condizionamenti ideologici dovuti ai rapporti di forza entro cui s’iscrive l’operazione storiografica. Il lavoro si conclude quindi con una §Appendice documentaria, in cui si riporta una sinossi dell'inedito trattato De’ Discorsi sopra alcune medaglie delle Siciliane Città, rinvenuto in collezione privata, e una selezione di alcuni brani.

Giallombardo, F.Agostino Scilla (1629-1700) e la cultura visuale della historia, fra antiquaria e storia naturale.

Agostino Scilla (1629-1700) e la cultura visuale della historia, fra antiquaria e storia naturale

GIALLOMBARDO, Floriana

Abstract

Il presente lavoro affronta la questione del rapporto fra cultura visuale e pratiche di conoscenza storica e scientifica nel secondo Seicento, attraverso l’esame della vicenda intellettuale di Agostino Scilla (Messina 1629- Roma 1700) pittore, antiquario e filosofo naturale di scuola galileiana. L’ipotesi che si intende dimostrare è che la molteplicità prismatica della vicenda intellettuale di Scilla, finora poco conosciuta e affrontata attraverso gli approcci mutuamente esclusivi della storia dell’arte e della storia della scienza, possa essere ricondotta a coerenza attraverso un approccio ravvicinato alla questione della cultura visuale, espressa tanto nell’attività pittorica quanto nella produzione trattatistica, scientifica e storiografica, di questo autore. In tal senso, si tratta di un caso-studio privilegiato attraverso cui mettere a fuoco il passaggio cruciale dall’enciclopedismo rinascimentale alla specializzazione settecentesca del sapere. Questo passaggio si configura come il dominio della cognitio historica, intesa - in modo non ovvio - come approccio ancora trasversale alla conoscenza della natura e dell’uomo, fondato sull’analisi empirica delle testimonianze materiali, che trova il suo fulcro nella nuova legittimazione del sapere visivo della cultura moderna. L’analisi viene suddivisa come segue: Nel §1 si inquadra la biografia di Scilla nel suo contesto storico, evidenziando i nessi fra la vicenda intellettuale del pittore-filosofo ed i peculiari orientamenti culturali della sua principale committenza, l’aristocrazia municipale messinese, aperta alla scienza galileiana, all’erudizione e ad una cultura visuale rivolta a modelli europei. Il §2 si propone di fornire una nuova interpretazione iconografica dell’emblema de La vana speculazione disingannata dal senso (1670-71), un’immagine largamente utilizzata come manifesto dell’empirismo scientifico galileiano, sgombrando il campo da semplificazioni positive e individuandone piuttosto i presupposti nella cultura antiquaria romana di orientamento ermetico. Il §3 si concentra sulle pratiche cognitive comuni ai due trattati di cui Scilla è autore, La vana speculazione disingannata dal Senso (1670-71) e l’inedito manoscritto De’ Discorsi sopra alcune medaglie delle Siciliane Città, analizzato per la prima volta nel suo complesso. Le due opere, riconducibili alle odierne discipline della paleontologia e dell’antiquaria, risultano infatti strettamente intrecciate nell’episteme del secondo Seicento, che non conosce una separazione fra le due culture. Il confronto evidenzia come lo statuto dell’evidenza materiale, sia nella storia naturale che nella storia civile, sia oggetto di continua negoziazione, dove i labili confini fra vero, falso, e finto risentono dei condizionamenti ideologici dovuti ai rapporti di forza entro cui s’iscrive l’operazione storiografica. Il lavoro si conclude quindi con una §Appendice documentaria, in cui si riporta una sinossi dell'inedito trattato De’ Discorsi sopra alcune medaglie delle Siciliane Città, rinvenuto in collezione privata, e una selezione di alcuni brani.
cultura visuale, storia della scienza, historia, antiquaria, numismatica, storia naturale, Messina, Agostino Scilla
Giallombardo, F.Agostino Scilla (1629-1700) e la cultura visuale della historia, fra antiquaria e storia naturale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/161767
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